7 settembre 2014

Il Volo interrotto - Vladimir Vysotsky

nella foto: Pisticci - da provincia.matera.it












Il Volo interrotto - Vladimir Vysotsky

Qualcuno scorse un frutto maturo,
Scossero il tronco e il frutto cadde.
Ed ecco a voi la canzone di chi non cantò,
Di chi non sapeva avere una voce.

Forse non era in sintonia col destino
E con il caso -brutti affari-
E la corda tesa per gli accordi
Si tendeva con un difetto impercettibile.

Lui iniziò timidamente con un "do"
Ma non finì di cantarlo...

Il suo accordo non risuonò
E non ispirò nessuno.
Un cane abbaiava e un gatto
Acchiappava i topi.

È buffo, vero? È buffo!
E lui scherzava, ma non finì di scherzare,
Non assaggiò il vino fino in fondo,
E non lo portò neppure alle labbra.

Stava per attaccar briga,
Ma incerto e senza alcuna fretta,
Come goccioline di sudore dai porti
L'anima trasudava sotto la pelle.

Aveva appena iniziato il duello sul tappeto
Ebbe giusto il tempo di iniziare,
Di orientarsi solo un po' nel gioco,
Ma l'arbitro non dava il via.

Lui voleva conoscere tutto dall'A alla Z
Ma non raggiunse...

Né il mistero, né il fondo,
Non scavò fino alle viscere,
E lei, che fun l'unica,
Non la amò fino in fondo!

È buffo, vero? È buffo!
Lui si affrettò, ma non abbastanza,
Lasciò irrisolto
Tutto quel che non aveva risolto.

Non mento neppure di una virgola,
Lui era schiavo di uno stile puro,
Lui scriveva dei versi sulla neve,
Ma, ahimè! Le nevi si sciolgono.

A quel tempo la neve continuava a cadere
E si era liberi di scrivere sulla neve.
Lui afferrava con le sue labbra, correndo,
I grandi fiocchi di neve e la grandine.

Andando verso di lei in un landò d'argento,
Non la raggiunse...

Il fuggiasco, l'evaso non corse,
Non volò, non saltò abbastanza,
E il suo segno zodiacale -il Toro-
Bevve la fredda Via Lattea.

È buffo, vero? È buffo!
Per una manciata di secondi,
Per un anello mancante,
Un volo interrotto!

È buffo, vero? È buffo!
È buffo per voi e persino per me.
Un cavallo al galoppo e il volo di un uccello, -
Ma di chi è la colpa?


(…)
Vladimir Vysotsky era un grande, leggendario attore di teatro e in misura minore anche di cinema, ma era anche uno scrittore, uno che parlava in prima persona e non solo attraverso i personaggi che interpretava (spesso comunque aggiungendo cose di suo pugno al testo originale); scriveva di tutto, poesie, poemi, drammi, e soprattutto era un prolifico e inesauribile cantautore e per questo era amato da milioni di cittadini sovietici. (…). Tra i tanti paradossi che riguardano la sua storia, c’è quello della sua enorme popolarità in patria, ottenuta senza mai il più piccolo riconoscimento ufficiale, ma proprio per questo più solida, granitica, assolutamente indistruttibile. Tranne alcuni singoli, la Melodia, unica casa abilitata alla diffusione dei dischi in Unione Sovietica, non aveva mai voluto pubblicare le centinaia di canzoni che Vysotsky scriveva e cantava. Ma questo non fermò il processo di diffusione. Grazie all’umile e privato uso della riproduzione domestica in cassetta, limpido e folgorante esempio di uso democratico, contro culturale, della tecnologia, le canzoni di Vysotsky cominciarono a girare per tutta l’Unione Sovietica a decine e decine di migliaia di copie. Alla fine non c’era chi non le avesse mai ascoltate. Perfino i dirigenti politici che lo boicottavano ne subivano segretamente il fascino, al punto da chiedergli spesso dei concerti privati che Vysotsky puntualmente rifiutava. Era amato dagli intellettuali, dagli artisti, ma anche dal popolo, dagli operai più umili e decentrati nell’immenso territorio delle Repubbliche Sovietiche. (…)
(Gino Castaldo)




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