13 ottobre 2014

Sali con me – Pablo Neruda

Machu Picchu Urubamba rivercommons.wikimedia.org 
Sali con me – Pablo Neruda

Sali con me, amore americano

Bacia con me le pietre segrete.
L'argento torrenziale dell'Urubamba
fa volare il polline alla sua coppa gialla.
Vola il vuoto dei rampicanti,
la pianta petrea, la ghirlanda dura
sopra il silenzio della cassa montana.
Vieni, minuscola vita, tra le ali
della terra, mentre – cristallo e freddo, aria percossa -
isolando smeraldi combattuti,
oh acqua selvaggia, scendi dalla neve.

Amore, amore, anche la notte impervia,
dalla sonora esca andina,
verso l'aurora di ginocchia rosse,
contempla il figlio cieco della neve.

Oh, Wilkamayu dai sonori fili,
quando rompi i tuoi tuoni lineari
in bianca schiuma, come neve ferita,
quando il tuo forte vento di scogliera
canta castiga risvegliando il cielo,
che linguaggio rechi all'orecchio appena
sradicato dalla tua schiuma andina?

Chi imprigionò il lampo del freddo,
e lo lasciò sull'altura incatenato,
sparso nelle sue lacrime glaciali,
scosso nelle sue rapide spade,
battendo i suoi stami agguerriti,
condotto sul suo letto di guerriero,
sussultando nella sua fine di roccia?

Che dicono i tuoi lucori incalzati?
Il tuo segreto lampo ribelle
prima viaggiò popolato di parole?

Chi va rompendo sillabe gelate,
neri idiomi, stendardi d'oro,
bocche profonde, grida sottomesse,
nelle tue esili acque arteriali?
Chi va tagliando palpebre floreali
che vengono a guardare dalla terra?
Chi precipita i grappoli morti
che scendono nelle tue mani di cascata
a sgranare la loro notte sgranata
nel carbone della geologia?

Chi precipita il ramo dei vincoli?

Chi di nuovo sotterra gli addii?

Amore, amore, non toccar la frontiera,
non adorare la terra sommersa:
lascia che il tempo compia la sua statura
nel suo salone di sorgenti spezzate,
e, tra l'acqua veloce e le muraglie,
raccogli l'aria della gola montana,
le parallele lamine del vento,
il cielo canale delle cordigliere,
l'aspro saluto della rugiada,
e sali, di fiore in fiore, per il folto,
calpestando il serpente precipitato.

Nella scoscesa regione, pietra e bosco,
polvere di stelle verdi, selva chiara,
Mantur esplode come un lago vivo
e come un nuovo piano del silenzio.

Vieni al mio stesso essere, all'alba mia,
fino alle solitudini incoronate.
Il regno morto vive ancora.

E sul Reloj l'ombra sanguinaria
del condor incrocia come una nave nera.


Nessun commento:

Posta un commento