Della provincia di Maabar.
Quando l'uomo si
parte de l'isola di Silla e va ver' ponente da 60 miglia, truova la grande
provincia di Maabar, ch'è chiamata l'India magiore. E questa è la miglior India
che sia, ed è de la terra ferma. E sapiate che questa provincia à cinque re che
sono fratelli carnali, ed io dirò d'alcun per sé. E sapiate che questa è la più
nobile provincia del mondo e la più ricca. Sapiate che da questo capo de la
provincia regna un di questi re, ch'à nome Senderban re de Var. In questo regno
si truova le perle buone e grosse, ed io vi dirò com'elle si pigliano le perle.
Sapiate ch'egli àe in
questo mare un golfo ch'è tra l'isole e la terra ferma, e non v'à d'acqua più
di 10 passi o 12, e in tal luogo non più di due; e in questo golfo si pigliano
le perle, e diròvi come. Gli uomini pigliano le navi grandi e piccole e vanno
in questo golfo, del mese d'aprile insino in mezzo maggio, in un luogo che si
chiama Baccalar. E' vanno nel mare 60 miglia, e quini gittano loro ancore, ed
entrano in barche piccole e pescano com'io vi diròe. E sono molti mercatanti, e
fanno compagnia insieme, e aluogano molti uomini per questi 2 mesi, tanto come
la pescheria dura. E' mercatanti donano al re de le 10 parti l'una di ciò che
pigliano; e ancora ne donano a colui che incanta i pesci, che non facciano male
agli uomini che vanno sott'acqua per (trovare) le perle: a costui donano de le
20 parti l'una. E questi sono abrinamani incantatori. E questo incantesimo non
vale se no 'l die, sì che di notte neuno non pesca; e costoro (ancora)
incantano ogne bestia e ucello. Quando questi uomini alogati vanno sott'acqua,
2 passi o 4 o 6 insino a 12, e' vi stanno tanto quanto possono, e pigliano
cotali pesci che noi chiamiamo areghe: in queste areghe si pigliano le perle
grosse e minute d'ogne fatta.
E sapiate che le
perle che si truovano in questo mare si spandono per tutto il mondo, e questo
re n'à grande tesoro. Or v'ò detto come si truovano le perle; e da mezzo maggio
inanzi no vi si ne truova piúe. Ben è vero che, di lungi di qui 300 miglia, si
ne truova di settembre insino ad ottobre.
E sí vi dico che
tutta questa provincia di Maabar non li fa bisogno sarto, però che vanno tutti
ignudi d'ogne tempo, però ch'egli ànno d'ogne tempo temperato, cioè né freddo
né caldo; però vanno ignudi, salvo che cuoprono lor natura con un poco di
panno. E cosí vae il re come gli altri, salvo che porta altre cose, com'io vi
dirò.
E' porta a la natura
più bel panno che gli altri, e a collo un collaretto tutto pieno di pietre
preziose, sì che quella gorgiera vale bene 2 grandissimi tesori. Ancor li pende
da collo una corda di seta sottile che li va giù dinanzi un passo, e in questa
corda àe da 104 tra perle grosse e rubini, lo quale cordone è di grande valuta.
E diròvi perch'elli porta questo cordone, perché conviene ch'egli dica ogne die
104 orazioni a' suoi idoli; e così vuole lor legge, e così fecero gli altri re
antichi, e così fanno questi. Ancora porta a le braccia bracciali tutti pieni
di queste pietre carissime e di perle, e ancora tra le gambe in tre luoghi
porta di questi bracciali così forniti.
Anche vi dico che
questo re porta tante pietre adosso che vagliono una buona città: e questo non
è maraviglia, se n'à cotante com'io v'ò contato.
E sì vi dico che neuno
può trare neuna pietra né perla fuori di suo reame, che pesi da un mezzo saggio
in su; e 'l re ancora fa bandire per tutto suo reame che chi à grosse pietre e
buone o perle grosse, che le porti a lui, ed elli ne farà dare due cotanti che
no li costano. E quest'è usanza del regno, di donare lo doppio; e' mercatanti e
ogn'uomo, quando n'ànno, volentieri le portano al segnore, perché sono ben
pagati.
Or sappiate che
questo re à bene 500 femine, cioè moglie, ché, come vede una bella femina o
donzella, incontanente la vòle per sé, e sì ne fa quello ch'io vi dirò.
Incontanente che elli vide una bella moglie al fratello, sì lile tolse e
tennela per sua, e 'l fratello, perch'era savio, lo soferse e no volle briga co
lui.
Ancora sappiate che
questo re àe molti figliuoli che sono grandi baroni, che li vanno atorno sempre
quando cavalca. E quando lo re è morto, lo corpo suo s'arde, e tutti questi
suoi figliuoli s'ardono, salvo il maggiore che dé retare; e questo fanno per
servirlo ne l'altro mondo.
Ancora v'è una cotale
usanza, che del tesoro che lascia il re al figliuolo, mai non ne tocca, ché
dice che no vòle mancare quello che li lasciò il suo padre, anzi il vòle
acrescere; e catuno sí l'acresce, e l'uno il lascia a l'attro, e perciò è
questo re cosí ricco.
Ancora vi dico che in
questo reame no vi nasce cavalli, e perciò tutta la rendita loro o la maggiore
parte, ogn'anno si cunsuma in cavalli. E diròvi come: i mercatanti di Quisai e
de Dufar e d'Eser e de Adan – queste province ànno molti cavalli – e questi
mercatanti empiono le navi di questi cavalli, e pòrtali a questi 5 re che sono
fratelli, e vendeno l'uno bene 500 saggi d'oro, che vagliono bene piú di 100
marchi d'ariento. E questo re n'accatta bene ogn'anno 2.000 o piú, e li
fratelli altretanti: di capo de l'anno tutti sono morti, perché non v'à
marescalco veruno, perch'elli no li sanno governare. E questi mercatanti no vi
ne menano veruno, perciò che vogliono che tutti questi cavalli muoiano, per guadagnare.
Ancora v'à cotale
usanza: quando alcuno omo à fatto malificio veruno che debbia perdere persona,
e quello cotale uomo dice che si vòle uccidere elli istesso per amor e per
onore di cotale idolo, e 'l re li dice che bene li piace. Alotta li parenti e
li amici di questo cotale malefattore lo pígliaro e pongolo in su una caretta,
e dannoli bene 12 coltella e portalo per tutta la terra, e vanno dicendo:
«.Questo cotale prod'uomo si va ad uccidere elli medesimo per amore di cotale
idolo». E quando sono al luogo ove si dé fare la giustizia, colui che dé morire
piglia uno coltello e grida ad alta boce: «Io muoio per amore di cotale idolo».
Com'à detto questo, elli si fiede del coltello per mezzo il braccio, e piglia
un altro e dassi ne l'altro (braccio), e poscia de l'altro per lo corpo; e
tanto si dà ch'elli s'ucide. Quand'è morto, li parenti l'ardono con grande
alegrezza.
Ancora v'à un altro
costume, che quando neiuno uomo morto s'arde, la moglie si gitta nel fuoco e
arde co lui; e queste femine che fanno questo sono molto lodate da le genti, e
molte donne il fanno.
Questa gente adorano
l'idole, e la magiore parte il bue, ché dicono ch'è buona cosa; e veruno v'à
che mangiasse di carne di bue, né nullo l'ucciderebbe per nulla. Ma e' v'à una
generazione d'uomini, ch'ànno nome gavi, che mangiano i buoi, ma non li sarebbero
uccidere; ma se alcuno ne muore di sua morte, sì 'l mangiano bene. E sì vi dico
ch'elli ungono tutta la casa del grasso del bue.
Ancora ci à un altro
costume, che li re e baronia e tutta altra gente non siede mai se no in terra;
e dicono che questo fanno perché sono di terra e a la terra debbono tornare, sí
che non la possono troppo inorare. E questi gavi che mangiano la carne del
buoi, sono quelli i cui antichi ucisero santo Tommaso apostolo anticamente; e
veruno di questa generazione no potrebbe intrare colà ov'è il corpo di santo
Tomaso.
Ancora vi dico che 20
uomini no vi ne potrebbero mettere uno, di questa cotale generazione de' gavi,
per la virtú del santo corpo. Qui non à da mangiare altro che riso. Ancora vi
dico che se un grande destriere amontasse una cavalla, non ne nascerebbe se no
uno piccolo ronzino co le gambe torte, che no vale nulla e non si può
cavalcare. E questi uomini vanno in bataglie co scudi e co lance, e vanno
ignudi, e non sono prod'uomini, anzi sono vili e cattivi. Eglino non uciderebbero
alcuna bestia, ma quando vogliono mangiare alcuna carne, sí la fanno ucidere a'
saracini ed ad altra gente che no siano di loro legge. Ancora ànno un'altra
usanza, che maschi e femine ogne dí si lavano due volte tutto il corpo, la
mattina e la sera; né mai no mangerebbero se questo non avessero fatto, né no berebbero;
e chi questo no facesse, è tenuto come sono tra noi i paterini.
Ed in questa
provincia sí si fa molto grande giustizia di quelli che fanno mecidio o che
imbolino, e
d'ogne maleficio. E
chi è bevitore di vino non è ricevuto a testimonianza per l'ebrietà; ed ancora
chi va per mare dicono ch'è disperato. E sapiate ch'elli no tengono a pecato
nulla lussuria.
E v'à sí grande caldo
ch'è maraviglia. E' vanno ignudi; e no vi piuove se no tre mesi dell'anno,
giugno e luglio e agosto; e se no fosse questa acqua che renfresca l'aire, e'
vi sarebbe tanto caldo che veruno vi potrebbe campare.
Quivi àe molti savi
uomini di fisonomia, cioè di conoscere li costumi de li uomini a la vista. Elli
guatano ad agure piú che uomini del mondo e piú ne sanno, ché molte volte
tornano adietro di loro viaggio per uno istarnuto o per la vista d'uno uccello.
A tutti loro fanciulli, quando nascono, sí scrivono lo punto e la pianeta che regna
allotta, perciò che v'à molti astrolagi e indivini.
E sappiate che per
tutta l'India li uccelli loro sono divisati da' nostri, salvo la quaglia; li
pipistrelli vi sono grandi come astori, e tutti neri come carbone. Elli danno a
li cavalli carne cotta co riso e molte altre cose cotte.
Qui àe molti
monasteri d' idole, ed àvi molte donzelle e fanciulli oferti da li ro padri e
madri per alcuna cagione. E 'l segnore del monistero, quando vòle fare alcuno
solazzo a li idoli, sí richieggiono questi oferti; ed elli sono tenuti
d'andarvi e quivi ballano e trescano e fanno grande festa. Queste sono molte donzelle;
e piú volte queste donzelle portano da mangiare a questi idoli, ove sono
oferte; e pongono la tavola dinazi a l'idolo e pongovi suso vivande, e lasciavile
istare suso una grande pezza, e tuttavia le donzelle cantando e ballando per la
casa. Quando ànno fatto questo, dicono che lo spirito de l'idolo à mangiato tutto
il sottile de la vivanda, e ripongolo e vànnosine. E questo fanno le pulcelle
tanto che si maritano.
Or ci partimo di
questo regno, e diròvi d'un altro ch'à nome Multifili.
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