12 maggio 2015

Lo splendore del tempio – Carol Ann Duffy

Venere allo Specchio - Tziano Vecellio
Lo splendore del tempio – Carol Ann Duffy

Guarda, mia adorata, sei bellissima;
i tuoi occhi, incorniciati dai capelli,
sono uccelli tra le foglie degli alberi,
colombe sui cedri del Libano;
i tuoi capelli scintillano, un ruscello al sole
che precipita giù dai monti; sei bella
mia amata; la tua bocca, l’entrata; i tuoi baci, la chiave;
le tue labbra, di un tenue scarlatto, il pertugio;
la tua lingua dolce di vino, i tuoi denti, agnellini
al pascolo; la tua voce per intonare salmi, cantici.

Vedo il tuo volto; dico che il tuo volto
è il giardino dove cercavo l’amore;
ho la testa colma di rugiada; le mani
addolcite dalla mirra; i piedi nudi
nell’erba madida; la bocca cosparsa di miele.
La tua voce ha chiamato alla porta del mio cuore.
Sono pazza d’amore.
Distogli i tuoi occhi dai miei,
mi hanno sopraffatta.
Con gli occhi mi hai rapito il cuore.
Con i baci della tua bocca mi hai baciata
nel nostro letto verde, sotto le travi del cedro,
i soffitti d’abete.

Sei bella tutta.
Le tue guance, spezie e fiori dolci;
il tuo respiro, canfora e nardo;
zafferano; calamo e cannella;
incenso e aloe;
la tua gola fatta per le perle;
i seni latte e miele;
dovresti tenere la mano sinistra sotto la mia testa,
con la destra abbracciarmi.
Solo a guardarti la mano,
impazzisco d’amore.
Sei il melo tra gli alberi della foresta.
Sono distesa alla tua ambra
e il tuo frutto è dolce al mio assaggio.
Sei un grappolo di fiori di canfora nel vigneto;
un frutteto di fichi maturi, melograni.
Sono tua e tu sei mia,
fino allo spuntare del giorno e quando le ombre svaniscono.
Non c’è fiume che spenga l’amore, né mare che lo anneghi.

Sono entrate nelle tue grazie.
Ero tutto quel che desideravi e ti ho dato il mio amore.

Dico che il tuo palato è il vino migliore;
sei rosa, giglio, grappoli d’uva.
Ti cercavo di notte nel letto.
Mi alzavo e vagavo per le vie della città,
in cerca di te che la mia anima bramava.
Ti ho trovata. Ti ho stretta
e non ti ho lasciata andare,
finché non ti ho portata al campo,
dove ci siamo adagiate per terra
circondate da caprioli e cervi dei prati.
Mi sono alzata per aprirmi a te
e le tue mani profumavano di mirra.
Il tuo ombelico, una coppa che non chiedeva il vino.
Che belli i tuoi piedi
le tue cosce, gioielli.
Le ginocchia, mele.

Dormo, ma il cuore si sveglia al tuo sussurro.
Mi hai portata a questo letto
e il tuo vessillo su di me è l’amore.
Apponimi come sigillo, mia amata,
poiché l’amore è forte come la morte,
apponimi come sigillo sul tuo cuore.

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