4 novembre 2019

Ode al filo - Pablo Neruda

Johannes Vermeer - La merlettauia, 1669/1670, olio su tela riportata su tavola 23,9x20,5 cm, Museo del Louvre, Parigi
Ode al filo - Pablo Neruda

Questo è il filo
della poesia.
I fatti come pecore
vanno carichi
di lana
nera
o bianca.
Chiamali e verranno
prodigiosi greggi,
eroi e minerali,
la rosa dell'amore,
la voce del fuoco,
tutto verrà al tuo fianco.
Hai in tuo potere
una montagna,
se ti metti
a traversarla a cavallo
ti crescerà la barba,
dormirai per terra,
avrai fame
e sulla montagna tutto
sarà ombra.
Non puoi farcela,
devi filarla,
prendi un filo,
innalzalo:
interminabile e puro
da tanti posti esce,
dalla neve,
dall'uomo,
è duro perché di tutti
i metalli è fatto,
è fragile perché il fumo
lo disegnò tremando,
così è il filo
della poesia.
Non devi
impigliarlo nuovamente,
confonderlo ancora
con il tempo e con la terra.
Al contrario,
è la tua corda,
collocalo nella tua cetra
e parlerà con la bocca
dei monti sonori,
intreccialo
e sarà rete
di nave,
sviluppalo,
caricalo di messaggi,
elettrizzalo,
consegnalo
al vento, alle intemperie,
che di nuovo, ordinato,
in una lunga linea
avvolga il mondo,
o meglio, infilalo,
fine fine,
senza trascurare il manto
elle fate.

Abbiamo bisogno di coperte
per tutto l'inverno.
Stanno venendo
i contadini,
portano
per il poeta
una gallina, soltanto
una povera gallina.
Che cosa darai loro tu,
che cosa darai loro?
Ora,
ora,
il filo,
il filo
che si trasformerà in abiti
per coloro che non hanno
che stracci,
reti
per i pescatori,
camicie
di colore
scarlatto
per i fochisti
e una bandiera
per tutti.
Fra gli uomini
fra i loro dolori
pesanti come pietre,
fra le loro vittorie
alate come api,
è li il filo
in mezzo
a ciò che sta accadendo
e a ciò che accadrà,
sotto
fra i carboni,
sulla
miseria,
con gli uomini,
con te,
con il tuo popolo,
a filo,
a filo
della poesia.
Non si tratta
di considerazioni:
sono ordini,
ti ordino,
con la cetra in braccio,
accompagnami.
Ci sono molte
orecchie che aspettano,
c'è
un terribile
cuore sotterrato,
è la nostra
famiglia, il nostro popolo.
Al filo!
Al filo!
Estraiamolo
dalla montagna oscura!
Trasmettiamo i lampi!
Scriviamo la bandiera!
Così è il filo
della poesia,
semplice, sacro, elettrico,
fragrante e necessario
e non finisce nelle nostre povere mani:
lo fa rivivere la luce di ogni giorno.

Nessun commento:

Posta un commento