27 dicembre 2019

da Buio a Mezzogiorno - Arthur Koestler

da Buio a Mezzogiorno - Arthur Koestler

In tutti i corridoi della nuova prigione modello era accesa la luce elettrica. Illuminava tetra i ballatoi di ferro, le nude pareti imbiancate con calce, le porte delle celle coi cartellini dei nomi e gli spioncini. Quella luce incolore e il suono nitido e senza eco dei loro passi sul pavimento di mattonelle erano così familiari a Rubasciov che per pochi secondi egli si baloccò con l’illusione di sognare ancora. Cercò di forzarsi a credere che tutto ciò non era reale. “Se riesco a persuadermi ch’è tutto un sogno”, si disse, “allora sarà veramente un sogno.”
Cercò così intensamente che quasi si stordì; ma subito dopo una profonda vergogna lo colse. “Bisogna arrivare fino in fondo”, pensò. “Sino alla fine.” Giunsero alla cella 404. Sopra lo spioncino un cartellino col suo nome: Nicolaj Salmanovic Rubasciov. “Hanno preparato tutto in modo esemplare”, si disse; il suo nome sul cartellino gli dette un’impressione d’irrealtà. Avrebbe voluto chiedere al secondino un’altra coperta, ma la porte s’era già chiusa alle sue spalle.

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