dipinto di Catherine Abel
I gioielli - Charles Baudelaire
La tanto amata era nuda e, del mio cuore esperta,
non aveva tenuto che i gioielli sonori,
il cui fasto le dava quel vittorioso assetto
che nei giorni felici hanno le schiave dei Mori.
Quando sparge danzando il vivo, beffardo strepito
quest'universo splendente di metallo e di pietra
mi rapisce in estasi, e amo pazzamente
le corse in cui suono e luce si compenetrano.
Era dunque distesa e si lasciava amare,
e dall'alto del divano sorrideva di piacere
al mio amore profondo e dolce come il mare
che verso lei saliva come alla sua scogliera.
Gli occhi fissi su di me, come una tigre domata,
con aria vaga e sognante cambiava le sue pose,
e il candore, cui la lascivia era mischiata,
dava un fascino inedito alle sue metamorfosi;
e il braccio e la gamba e la coscia e le reni,
serici come olio, flessuosi come un cigno,
passavano sotto i miei occhi chiaroveggenti e sereni;
e il ventre e i seni, grappoli della mia vigna,
avanzavano, più invitanti degli Angeli del male,
per turbare la quiete in cui la mia anima posava
e per farla sloggiare dalla rocca di cristallo
dove s'era seduta, calma e solitaria.
Mi pareva vedere, fusi in un disegno insolito,
le anche dell'Antiope e il busto di un imberbe,
tanto la vita dava risalto al bacino. Il trucco
su quel colore fulvo e brunito era superbo!
La lampada rassegnata era morta a poco a poco,
e poichè il solo camino rischiarava la stanza,
ogni qual volta mandava un suo sospiro di fuoco
quella pelle ambrata s'inondava di sangue!
Traduzione di Luciana Frezza
La tanto amata era nuda e, del mio cuore esperta,
non aveva tenuto che i gioielli sonori,
il cui fasto le dava quel vittorioso assetto
che nei giorni felici hanno le schiave dei Mori.
Quando sparge danzando il vivo, beffardo strepito
quest'universo splendente di metallo e di pietra
mi rapisce in estasi, e amo pazzamente
le corse in cui suono e luce si compenetrano.
Era dunque distesa e si lasciava amare,
e dall'alto del divano sorrideva di piacere
al mio amore profondo e dolce come il mare
che verso lei saliva come alla sua scogliera.
Gli occhi fissi su di me, come una tigre domata,
con aria vaga e sognante cambiava le sue pose,
e il candore, cui la lascivia era mischiata,
dava un fascino inedito alle sue metamorfosi;
e il braccio e la gamba e la coscia e le reni,
serici come olio, flessuosi come un cigno,
passavano sotto i miei occhi chiaroveggenti e sereni;
e il ventre e i seni, grappoli della mia vigna,
avanzavano, più invitanti degli Angeli del male,
per turbare la quiete in cui la mia anima posava
e per farla sloggiare dalla rocca di cristallo
dove s'era seduta, calma e solitaria.
Mi pareva vedere, fusi in un disegno insolito,
le anche dell'Antiope e il busto di un imberbe,
tanto la vita dava risalto al bacino. Il trucco
su quel colore fulvo e brunito era superbo!
La lampada rassegnata era morta a poco a poco,
e poichè il solo camino rischiarava la stanza,
ogni qual volta mandava un suo sospiro di fuoco
quella pelle ambrata s'inondava di sangue!
Traduzione di Luciana Frezza
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