2 giugno 2020

LXXXIV. L’irrimediabile - Charles Baudelaire


Les très riches heures du duc de Berry, maggio
LXXXIV. L’irrimediabile - Charles Baudelaire

I.
Un’Idea, una Forma, un Essere
partito dall’azzurro e caduto
in uno Stige, melmoso e cupo,
dove occhio del Cielo non penetra;

un Angelo, imprudente viaggiatore
tentato dall’amore del difforme,
che si dibatte come un nuotatore
in fondo a un incubo enorme

e lotta contro un risucchio
gigantesco che se ne va cantando
come i pazzi e piroetta
nelle tenebre (che funebri angosce!);

un infelice stregato
tra futili brancolamenti,
che cerca la luce e la chiave
per fuggire da un covo di rettili;

un dannato che scende senza lampada
sull’orlo d’un abisso dall’odore
che tradisce l’umido baratro
di scale eterne senza rampa

dove vegliano viscidi mostri
dai grandi occhi di fosforo
che fanno la notte ancor più nera
e solo essi stessi visibili;

un vascello imprigionato al polo
come in una trappola di cristallo,
che ricerca il fatale stretto
per cui è finito là nel gelo;

- ecco il perfetto quadro d’un destino
irrimediabile, a emblemi netti!
C’è da pensare che il Diavolo
quello che fa, lo fa sempre bene!

II.
Che specchio di se stesso è un cuore
a tu per tu, limpido e fosco!
Che pozzo di Verità, chiaro e nero,
dove trema una stella livida!

Che faro ironico e infernale!
Che fiaccola di grazie sataniche,
unico sollievo e unica gloria!
- Ma è la coscienza nel Male!

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