24 agosto 2014

Mnemosyne Fili di memoria - Poesie di Amalia Marmo

Mnemosyne
di Amalia Marmo
Fili di memoria
Prefazione di Franco Trifuoggi
Postfazione di Teresa Gentile

Archivia Editrice - Rotondella (MT), 2010



“Non si cancella / il tempo delle scuole / tuffate in un gomitolo di vie, / traboccanti miele, / (...)”.
Quasi un monito è l’incipit con il quale ha inizio un viaggio bellissimo attraverso trentanove stanze, dove ci conduce la poetessa Amalia Marmo. È un viaggio in equilibrio tra i ricordi legati tra loro e al presente dai fili sottili eppure indissolubili poiché i ricordi siamo noi stessi e il microcosmo che ci circonda il tempo della nostra vita fatto di incontri, persone, luoghi e sentimenti. Il lettore, quasi fosse un acrobata sul trapezio, si afferra ai momenti che hanno segnato la vita di Amalia Marmo ma che sono equiparabili a qualsiasi vissuto.
L’immediata sintonia che si stabilisce con le poesie di Mnemosyne può farle apparire semplci ma si tratta di versi dalla ricercatezza raffinata e lo si denota dal ritmo, dalle parole in costante equilibrio tra loro e con l’atmosfera che descrivono, quasi fossero pennellate leggere di un affresco che rappresenta l’insieme delle stanze attraversate dai tanti io che siamo stati. Prerogativa, questa, di chi ama la poesia e la bellezza delle parole, di chi possiede la curiosità dell’approfondimento culturale ed è spinto dalla ricerca incessante del bello.
La poetessa canta la bellezza che ognuno di noi ha attraversato, senza quasi accorgersene ma è dentro di noi, sedimentata in ogni fibra; sono i ricordi calati nell’immaginazione dove i profumi sono più intensi, più luminosi i colori, leggere le danze cui ci si può abbandonare e sfumati appaiono le amarezze e i dolori con i quali abbiamo dovuto lottare. L’immaginazione, però, ci consente scenari da sogno, senza ostacoli se non quelli posti dai nostri limiti.
Il vissuto, il bagaglio che via via è divenuto sempre più capiente senza per questo perdere la leggerezza dei ricordi rimane con noi indissolubilmente, oltre ogni tramonto.
(...) / ogni piccola cosa / ha il suo tramonto / se il tempo ritorna / in senso circolare. / (…)
La poetessa, nella disamina del suo passato, che è lo stesso di tutti, sottolinea la gioia del ricordo soprattutto quando è scevro dalle tristezze e perciò più libero di librarsi fin dove lo conduce la forza dell’immaginazione.
“Ed io non cercherò / più di tornare / laddove mi spingeva / la peonia e la betulla / sogni mi donava? / (…)”
Che meraviglia è la domanda iniziale della poesia che conclude il viaggio e che bella la conclusione nell’iperbole dell’affermazione “pur anche”!!!
“(…) / L’unica realtà che / conoscessi era pur anche / quella dei fantasmi.”

Pubblico qui la prima e l’ultima delle poesie che compongono la raccolta con una considerazione. Raramente trovo un’immediata sintonia con le poesie che leggo, raramente ho l’impressione di entrare nei versi per contemplarli in tutta la loro bellezza. Questo mi è accaduto nel leggere “L’unica realtà”. Un grazie, quindi alla poetessa Amalia Marmo che sa regalare bellissime sensazioni.

Enzo Montano


Mnemosyne

Non si cancella
il tempo delle scuole
tuffate in un cunicolo di vie,
traboccanti di miele,
acerbe come febbraio
di strenuo calore,
privilegiati gli orti
di attesa rimembranza d’aprile.


L’unica realtà

Ed io non cercherò
più di tornare
laddove mi spingeva
la peonia e la betulla
sogni mi donava?
Distratto l’universo
mi stringeva,
concretizzava gli argini,
ed anche il finimondo
mi parlava
sceglieva gli attimi e
poi li ribaltava
in un confine
senza onnipresenza
seppure l’illusione
mi bastava.
Tranquilla e speranzosa
ramificava, così che
sotto i fiori di betulla
venivano danzando
ed io sul pari
prendevo le distanze.
L’unica realtà che
conoscessi era pur anche
quella dei fantasmi.

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