24 maggio 2019

da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

Domenico Gnoli - Curl, 1969
da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

Ella lo guardò a lungo come se avesse voluto ravvisare in quel volto rosso e compiaciuto l'immagine sognata:
"E... e" disse esitando e abbassando gli occhi con la coscienza di mentire daccapo; "non l'avevi ancora capito?"
Per la prima volta da quando Carla lo conosceva, Leo ebbe un riso fresco, quasi giovane, spontaneo: "Io no" gridò; la prese per la vita:
"Sia come non detto tutto quello che ho detto" ripetè "sia come non detto." Si chinò; la baciò sulle spalle, sul collo, sulle guance, sul petto:
quel corpo tornava ad eccitarlo, insieme con l'illusione ritrovava la libidine:
"La mia piccola bugiarda" ripeteva, "la mia piccola bambina bugiarda..."
Questi sfoghi d'amore non durarono più d'un minuto; poi egli si alzò goffamente dal letto:
"E ora?" domandò tra il serio e il faceto senza ravviarsi quei suoi capelli in disordine che gli davano un aspetto non si sapeva se ebbro o maldestro: "Non credi che sarebbe tempo di andare a dormire?... Io ho un sonno... un sonno terribile."
Carla sorrise con sforzo, accennò timidamente di sì.
"Allora, da brava" disse l'uomo "questo è il pigiama..." e le mostrò un cencio a grosse righe posato sul capezzale "là sull'armadio se ne hai bisogno c'è il necessario per la teletta...: svestiti e mettiti a letto che io ti raggiungo subito..." Le sorrise ancora, del tutto fiducioso, le batté con la mano sulla spalla e uscì dalla parte del bagno.

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