dipinto di Kenton Nelson
Ode al sale - Pblo Neruda
Questo sale
della saliera
io lo vidi nelle saline.
So che
non
mi credete,
ma
canta,
canta il sale, la pelle
delle saline,
canta
con una bocca soffocata
dalla terra.
Tremai in quelle
solitudini
quando ascoltai
la voce
del
sale
sul deserto.
Vicino Antofagasta
tutta
la pampa salnitrosa
suona:
è una
voce
rovinata,
un compassionevole
canto.
Dopo nelle sue cavità
la salgemma, montagna
della luce sotterrata,
cattedrale trasparente,
vetro del mare, dimenticato
dalle onde.
E poi su ogni tavola
di questo mondo,
sale,
la tua sostanza
agile
spolverando
la luce vitale
sopra
gli alimenti.
Conservatrice
delle antiche
stive delle navi,
scopritrice
fosti
nell’oceano,
materia
avanzata
negli sconosciuti, socchiusi
sentieri della schiuma.
Polvere del mare, la lingua
da te riceve un bacio
dalla notte marina:
il gusto fonde in ciascuna
insaporita prelibatezza il tuo oceano
e così la minima,
la minuscola
onda della saliera
ci insegna
non soltanto la sua domestica bianchezza,
ma il sapore centrale dell’infinito.
Questo sale
della saliera
io lo vidi nelle saline.
So che
non
mi credete,
ma
canta,
canta il sale, la pelle
delle saline,
canta
con una bocca soffocata
dalla terra.
Tremai in quelle
solitudini
quando ascoltai
la voce
del
sale
sul deserto.
Vicino Antofagasta
tutta
la pampa salnitrosa
suona:
è una
voce
rovinata,
un compassionevole
canto.
Dopo nelle sue cavità
la salgemma, montagna
della luce sotterrata,
cattedrale trasparente,
vetro del mare, dimenticato
dalle onde.
E poi su ogni tavola
di questo mondo,
sale,
la tua sostanza
agile
spolverando
la luce vitale
sopra
gli alimenti.
Conservatrice
delle antiche
stive delle navi,
scopritrice
fosti
nell’oceano,
materia
avanzata
negli sconosciuti, socchiusi
sentieri della schiuma.
Polvere del mare, la lingua
da te riceve un bacio
dalla notte marina:
il gusto fonde in ciascuna
insaporita prelibatezza il tuo oceano
e così la minima,
la minuscola
onda della saliera
ci insegna
non soltanto la sua domestica bianchezza,
ma il sapore centrale dell’infinito.
1956
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