Parola Carnale – Ghiannis Ritsos
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Tutti i corpi che ho toccato, che ho visto, che ho preso, che ho
sognato, tutti
sono addensati nel tuo corpo. O, tu
carnale Diotima
nel gran simposio dei Greci. Se ne
sono andate le flautiste,
se ne sono andati filosofi e poeti. I
begli efebi dormono già
lontano, nei dormitori della luna. Tu
sei sola
nella preghiera che levo. Un sandalo
bianco
dai lunghi lacci bianchi è legato alla
gamba della sedia. Sei l’oblio assoluto;
sei il ricordo assoluto. Sei la non
incrinata fragilità. Fa giorno.
Fichi d’India carnosi scagliati dalle
rocce. Un sole rosa
immobile sul mare di Monemvasià. La
nostra duplice ombra
si dissolve alla luce sul pavimento di
marmo pieno di sigarette calpestate,
coi mazzetti di gelsomini infilati
negli aghi di pino. O, carnale Diotima,
tu che mi hai partorito e che ho
partorito, è ora
che partoriamo azioni e poesie, che
usciamo nel mondo. Davvero, non scordare
quando vai al mercato di comprare mele
in abbondanza,
non quelle d’oro delle Esperidi, ma
quelle grosse e rosse, che quando affondi
nella polpa croccante i tuoi splendidi
denti resta impresso,
come un’eternità sui libri, pieno di
vita il tuo sorriso.
Trad. Nicola Crocetti
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