17 gennaio 2016

Dialoghi con Leucò. In famiglia - Cesare Pavese

Leonardo da Vinci - Leda


20.    In Famiglia
Sono noti i luttuosi incidenti che hanno funestato la casa degli Atridi. Qui basterà ricordare alcune successioni. Da Tantalo nacque Pélope; da Pélope, Tieste e Atreo; da Atreo, Menelao e Agamennone; da quest’ultimo Oreste che uccise la madre. Che Artemide arcadica e marina godesse di uno speciale culto in questa famiglia (si pensi al sacrificio dell’atride Ifigenia, tentato dal padre), chi scrive ne è convinto e non da ieri.
(Parlano Castore e Polideute)

Castore Ricordi, Poli, quando l’abbiamo tolta dalle mani di Teseo?
Polideute Valeva la pena…
Castore Allora era una bambina, e mi ricordo che correndo nella notte pensavo allo spavento che doveva provare in quel bosco sul cavallo di Teseo, inseguita da noi…Eravamo ingenui.
Polideute Adesso si è messa al sicuro.
Castore Adesso ha la forza dei Frigi e dei Dàrdani. Ha messo il mare tra sé e noi.
Polideute Passeremo anche il mare.
Castore Io ne ho abbastanza, Polideute. Non tocca più a noi. Ora è faccenda degli Atridi.
Polideute Passeremo il mare.
Castore Convìnciti, Poli. Non vale la pena. Non essere ingenuo. Lascia fare agli Atridi – l’avvenire li riguarda. Polideute Ma è nostra sorella.
Castore Dovevamo sapere che a Sparta non sarebbe rimasta. Non è donna da vivere in fondo a una reggia.
Polideute E che altro vuole, Castore?
Castore Non vuole nulla. È proprio questo. È la bambina ch’era allora. È incapace di prender sul serio un marito o una casa. Ma non serve rincorrerla. Vedrai che un giorno tornerà con noi. Polideute Chi sa che faranno adesso gli Atridi per riscatto del sangue. Non è gente che sopporti un’ingiuria. Il loro onore è come quello degli déi.
Castore Lascia stare gli déi. È una famiglia che in passato si mangiavano tra loro. Cominciando da Tantalo che ha imbandito il figliolo…
Polideute Sono poi vere queste storie che raccontano?
Castore Sono degne di loro. Gente che vive nelle rocche di Micene e di Sparta e si mette una maschera d’oro; che è padrona del mare e lo vede solo per le buche feritoie, è capace di tutto. Ti sei mai chiesto, Polideute, perché le loro donne – anche nostra sorella – dopo un po’ inferociscono e smaniano, versano sangue e ne fanno versare? Le migliori non reggono. Non c’è un solo Pelopida - non uno - cui la sposa abbia chiuso gli occhi. Se questo è un onore di déi…
Polideute L’altra nostra sorellina, Clitennestra, ci resiste.
Castore …Aspettiamo la fine, a dire evviva.
Polideute Se tu sapevi tutto ciò, come hai potuto consentire a queste nozze?
Castore Io non ho consentito. Queste cose succedono. Ciascuno si trova la moglie che merita.
Polideute Che vuoi dire? Che le donne sono degne di loro? Nostra sorella avrebbe colpa?
Castore Smettila, Polideute. Nessuno ci ascolta. È evidente che gli Atridi e i loro padri hanno sposato la medesima donna. Forse noi suoi fratelli non sappiamo ancor bene chi Elena sia. C’è voluto Teseo per darcene un saggio. Dopo di lui l’Atride. Ora Paride frigio. Io domando: possibile che sia tutto casuale? Sempre lei deve imbattersi in simili tipi? È evidente che è fatta per loro, come loro per lei.
Polideute Ma sei folle.
Castore Non c’è niente di folle. Se i Pelopidi han persa la testa – e qualcuno anche il collo – ci pensino loro. Sono stirpe di re marini che non escon di casa e amano comandare dalle alture. Forse un giorno hanno veduto il mondo. Tantalo, il primo, certo. Ma poi vissero chiusi con le donne e i mucchi d’oro, sospettosi e scontenti, incapaci di un gesto valido, nutriti dal mare su una povera terra, banchettatori, grassi. Ti stupisce che cercassero qualcosa di forte, di quasi selvaggio, da rinchiudere sul monte con sé? L’han sempre trovato.
Polideute Non capisco cosa c’entri la nostra sorella né perché dici che era fatta per Paride e Teseo.
Castore Per loro o per altri, Poli, non importa. È del destino degli Atridi che si parla. Né l’antica Ippodamia né le nuore hanno colpa se tutte queste si somigliano come una torma di cavalle. Si direbbe che nei tempi in quella famiglia lo stesso uomo ha ricercato la stessa creatura. E l’ha trovata. Da Ippodamia di Enomào alle nostre sorelle tutte quante sono state costrette a lottare e difendersi. È evidente che questo ai Pelopidi piace. Non lo sapranno ma gli piace. Sono gente d’astuzia e di sangue. Sono grassi tiranni. Hanno bisogno di una donna che li frusti.
Polideute Dici sempre Ippodamia Ippodamia. Lo so anch’io che Ippodamia agitava i cavalli. Ma le nostre sorelle non c’entrano. La mano d’Elena è una mano di bambina che non ha mai stretto la sferza. Come può somigliarle?
Castore Noi delle donne, Polideute, non sappiamo gran cosa. Siamo cresciuti su con lei. Ci pare sempre la bambina che giocava alla palla. Ma per sentirsi selvagge e smaniose non è necessario agitare cavalli. Basta piacere a un Menelao, a un re del mare.
Polideute E che ha poi fatto di terribile Ippodamia?
Castore Trattava gli uomini come cavalli. Convinse l’auriga ad uccidere il padre. Fece uccidere da Pélope l’auriga. Mise al mondo i fratelli omicidi. Diede il via a un torrente di sangue. Non fuggì dalle case, questo sì.
Polideute Ma non dicevi che la colpa fu di Pélope?
Castore Dicevo che a Pélope e ai suoi sono piaciute donne simili. Ch’eran fatte per loro.
Polideute Elena non uccide, e non fa uccidere.
Castore Ne sei certo, fratello? Ricòrdati quando l’abbiamo ritolta a Teseo – tre cavalli che correvano il bosco. Se non ci uccidemmo, fu perché come ragazzi ci parve quasi di giocare. E, adesso, tu stesso ti chiedi quanto sangue verseranno gli Atridi.
Polideute Ma lei non istiga nessuno…
Castore Credi tu che Ippodamia istigasse l’auriga? Lei sorrise al suo servo e gli disse che il padre la voleva per sé. E non disse nemmeno che a lei dispiaceva…Per uccidere basta uno sguardo. Poi quando Mìrtilo si vide giocato dal figlio di Tantalo e volle gridare, bastò che Ippodamia dicesse al marito: “Lui sa ogni cosa di Enomào. Stacci attento”. I Pelopidi godono di parole simili. Polideute Tutte le donne dunque uccidono?
Castore Non tutte. Ce ne sono che chinano il capo, e la vita asservisce. Ma la rocca scatena anche queste. I Pelopidi uccidono e vengono uccisi. Hanno bisogno di frustare ed essere frustati. Polideute Nostra sorella si accontenta di fuggire.
Castore Tu lo credi fratello? Ricorda Aeròpe, la moglie di Atreo…
Polideute Ma Aeròpe fu uccisa nel mare.
Castore Non senza aver istigato l’amante a rubare i tesori. Ecco una donna che la rocca rese folle. Una donna che avrebbe potuto passare la vita in tranquilla lussuria, ingrassando anche lei con l’amante. Ma l’amante era Tieste, e il marito era Atreo. Se l’erano scelta. Non la lasciarono salvarsi. La scatenarono anche lei. I Pelopidi han sete di furia.
Polideute Vuoi dire che nostra sorella l’uccideranno come adultera? Che è anche lei lussuriosa? Castore Lo fosse, Polideute, lo fosse. Ma non è lussurioso chi vuole. Non chi sposa un Atride. Non capisci, fratello, che costoro hanno posto la loro lussuria nell’abbraccio violento, nello schiaffo e nel sangue? Di una donna che è docile e vile non sanno che farsene. Hanno bisogno d’incontrare occhi freddi e omicidi, occhi che non s’abbassino. Come le buche feritoie. Come li ebbe Ippodamia.
Polideute Nostra sorella ha questo sguardo…
Castore Hanno bisogno della vergine crudele. Di quella che passa sui monti. Ogni donna che sposano è questo, per loro. Le imbandivano i figli, le scannavano figlie…
Polideute Sono cose passate.
Castore Le faranno ancora, Polideute.

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