16 febbraio 2018

Le mille e una notte – da “Storia del secondo derviscio qalandar”

Joachim Beuckelaer - Mercato
Le mille e una notte – da “Storia del secondo derviscio qalandar”

(…)
Ero appena arrivato al palazzo, che tutta la città venne sconvolta dalla notizia: il re aveva scelto un nuovo visir per governare il suo regno… e quel visir era una scimmia!
Appena fui alla presenza del re, mi prosternai a terra davanti a lui, lo salutai con tre profondi inchini, baciai la terra ai suoi piedi poi, davanti a tutti i dignitari del regno, mi sedetti sui calcagni come gli esseri umani. Davanti a un tale sfoggio di buone maniere, i presenti non nascosero la loro ammirazione, e il re meno di chiunque altro:
“Ecco qualcosa che ha decisamente del prodigioso!” esclamò.
A questo punto congedò tutti gli emiri e tutti gli altri presenti per restare solo con me, autorizzando a rimanere in nostra compagnia solo un domestico e un giovane buffone di corte.
Poi gridò un ordine e venne portata una tavola ben fornita. Poiché mi faceva cenno di partecipare al suo pasto, mi affrettai ad alzarmi, baciai rispettosamente la terra per ringraziarlo dell’invito e, dopo essermi lavato sette volte le mani, presi posto accanto a lui, sdendomi ancora una volta sui calcagni. Mi servii osservando scrupolosamente le migliori regole di educazione. Finalmente, quando ebbi terminato, afferrai un calamo, lo immersi nell’inchiostro e, appoggiandomi sul bordo della tavola, scrissi questi versi:

Accorri presso le alzavole che oziano
nel bagno primaverile di un pinzimonio…
Pronuncia l’elogio funebre della frittura
e il penegerico dei filetti di carne alla gliglia!

Celebra la memoria delle pernici, volatili
che per mio conto non ho smesso di onorare;
e non dimenticar di parlare
di pulcini fritti e di pollastre!

Rimpianti del mio cuore
per due piatti di pesce accompagnati
da due focacce di pane
dai dolci aromi!

Nei fondi tegami le uova
aprono il grande occhio triste,
desolate di aver dovuto finire i loro giorni
– sorte crudele! – su di un braciere ardente…

Dio, che ottima grigliata!
E dopo quel piacere rinfrescante
di un briciolo di insalata intinta
nell’aceto delle scodelle!

Ah, non mi tormenti la fame senza lasciarmi
trovar rifugio presso la zuppa di frumento,
buona se mangiata al chiarore dei cerchi d’oro
che scintillano su braccia di donna!

Pazienza, anima mia, perché la fortuna
si compiace di imprevisti cambiamenti.
oggi ti condanna al digiuno,
domani ti libera da qualsiasi pensiero…


Il re lesse quel che avevo appena scritto e rifletté a lungo. La scena cui aveva assistito era decisamente straordinaria… Portarono via le pietanze e ci presentarono le bevande, in nappi di vetro appositamente fabbricati per quell’uso. Il re bevve per primo, poi mi tese la coppa. Baciai la terra davanti a lui, immersi le labbra nella bevanda e mi affrettai a scrivere questi versi per lui:

Mi hanno bruciato con tizzoni ardenti,
impazienti di ottenere da me confessioni,
ma saldo mi hanno trovato
nell’avversità

– una discrezione per la quale ho meritato
una quantità di elogi…
e di posare spesso le labbra
sulle labbra delle belle…


Questa volta i miei versi ebbero di mettere il re in un vero e proprio imbarazzo… “E’ mai possibile” aveva l’aria di pensare “che così bei modi, che un’istruzione così perfetta siano riuniti davvero nella sua persona? Se solo si trovassero in un essere umano, non potrebbero non fare di lui il personaggio più straordinario del suo tempo…”
Mi presentò una scacchiera e a cenni mi chiese se ero disposto a fare una partita con lui. Con un movimento della testa acconsentii, ancora una volta baciai la terra e cominciai a disporre i pezzi sulla scacchiera, prima sul suo lato poi sul mio. Persi la prima partita, riuscendo tuttavia a far capire al mio avversario che non ero del tutto spiazzato davanti ai suoi attacchi, poi vinsi la seconda e la terza, il che no mancò di colmarlo di stupore. Alla fine presi di nuovo la penna e gli offrii questi versi.

I due eserciti hanno combattuto con accanimento,
un’ora dopo l’altra, per tutto il giorno,
e col passar del tempo, il loro ardore
non ha fatto che aumentare.

Ma adesso che l’ombra della notte
cala su di loro, costretti a dormire dove sono,
i soldati nemici si accingono
a dividersi fraternamente lo stesso letto.


Per la meraviglia e lo stupore, davanti a quell’ultimo segno di delicatezza, il re per poco non rinase senza fiato.
(…)

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