26 febbraio 2018

Si era mossa una bestia - Pierre Reverdy

opera - Andrew Wyeth
Si era mossa una bestia - Pierre Reverdy

Si era mossa una bestia
Si udì uno zoccolo raspare il selciato sotto la paglia

Poi un grido

Aspettatevi quello che succederà

Qualcuno accostò l’occhio all’abbaino
e guardò

Era ancora notte ma il pendolo faceva oscillare
Il battente senza suonare le ore e dovemmo aspettare
L’alba per sapere di che si trattava

Gli anni passano veloci nella
mente oscura di un fanciullo

Dopo è solo un ricordo uniforme che si
trasforma

Tuttavia se si guarda
attentamente lo stesso punto
ci accorgiamo che non si è mosso

E’ un gioco di luci
Non vediamo più gli stessi colori
E perfino le orecchie saranno mutate

Che fitta cortina di fumo
Cerca di scostare le tenebre con le dita
e si è lacerato il volto e il cuore

Se avesse incontrato se stesso a certi incroci di strade
La ruota di una vettura di passaggio lo sfiorò e
la giacca rimase sporca di fango fino alla fine

Quanto tempo era passato da quando
Era uscito

Tra gli oggetti c’era un vuoto che avrebbe
voluto colmare e la testa fluttuava dall’uno all’altro

Se avesse voluto il vento
poteva trasportarlo al di sopra degli alberi

E invece tu rimani lì chino sul parapetto
come se aspettassi

La campana suona ma non ci chiama

Le sirene fanno gemere gli ardori
di un altro clima

Un’immagine
Bisogna spezzare tutti i ceppi e partire
con le mani avanti

Al fondo di sé c’é sempre un fanciullo infelice che
piange

Traduzione di Antonio Porta

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