14 maggio 2019

da "Serpenti nel paradiso" - Alicia Gimenez Bartlett

da "Serpenti nel paradiso" - Alicia Gimenez Bartlett

Si alzò senza dire altro e uscì. Il suo impermeabile rimase sul pavimento, insieme all’attaccapanni. Li raccolsi e rimisi a posto il tutto. Non mi passò nemmeno per la testa di correre dietro al viceispettore per farlo ragionare. Quando gli venivano quelle crisi, del resto molto di rado, era come un bufalo impazzito, pronto a travolgere qualunque cosa al suo passaggio. E poi capivo il suo raptus di furia. Le morti annunciate che diventano realtà sotto i tuoi occhi non fanno mai bene al morale.
Rimasi occupata in faccende burocratiche per tutto il pomeriggio, partecipai alla riunione per la sicurezza del Papa, alla quale naturalmente Garzón non fu presente, e decisi di scapparmene subito a casa. La trovai gelida e accesi il riscaldamento.
L’autunno cominciava a farsi sentire. Indossai un pesantissimo maglione che ho comprato a Londra vent’anni fa e che conservo più per i momenti di depressione che per il freddo. Il suo tepore mi abbraccia e mi conforta come una madre. Una volta che ha assolto il suo compito lo rimetto nell’armadio e mi dimentico della sua esistenza, cosa che di rado si può fare con una madre in carne e ossa. Mi versai un whisky con ghiaccio e infilai nello stereo un disco di Bach, che è sempre rilassante. Compiuto quel rituale così tipico della civiltà occidentale, mi credevo sufficientemente al riparo da imprevisti per poter trascorrere una serata tranquilla.

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