30 giugno 2019

Il Muro - Forough Farrokhzad

dipinto di Fernándo de Szyszlo
Il Muro - Forough Farrokhzad

Precipita il passaggio delle ore gelide
e in silenzio i tuoi occhi selvatici
innalzano un muro attorno a me.
Fuggo da te, nei sentieri perduti della strada
perché io veda le piane nella polvere di luna
e ché lavi il mio corpo nelle sorgenti lontane
perché io scivoli nei pendii dei sentieri di luce,
nella bruma accesa delle calde mattine d’estate
riempirò la mia veste con i gigli del deserto
e sentirò lo strepito dei galli
dai tetti dei villaggi.

Fuggo da te, perché nella veste della piana
io stringa forte le mie gambe alle piante
e beva la rugiada fredda dei giardini.

Fuggo da te,
perché in una costa abbandonata
dalla cima di rocce perdute in una nuvola nera
io guardi la danza vertiginosa delle tempeste di mare.

In un crepuscolo lontano
come i colombi selvatici sorvolerò
le piane e i monti e i cieli
ascolterò negli arbusti seccati
le melodie felici degli uccelli nell’alba.

Fuggo da te, perché io
lontano da te apra il sentiero per la città dei desideri,
e nella città
aprirò i portali pesanti e dorati del castello del sogno.

Ma i tuoi occhi, nel loro urlo silenzioso,
lasciano calare le tenebre sui miei sentieri,
come nel buio del segreto loro
innalzano un muro attorno a me.

E alla fine, un giorno,
fuggirò dalla magia degli sguardi del dubbio,
mi spanderò come profumo dai fiori rossi del sogno
e cadrò nell’onda dei capelli della brezza notturna,
e andrò via, sino ai margini del sole.

In un mondo assopito di una pace eterna
delicata scivolerò nel letto dorato di una nuvola,
e le dita illuminate verseranno le linee d’innumerevoli canzoni
nel cielo di gioia.

E io da lì, libera e inebriata,
di quel mondo resterò a fissare le strade
che i tuoi occhi immergono nelle tenebre,
resterò a fissare quel mondo che i tuoi occhi d’inganno
come il buio del segreto loro
serrano nel muro.

trad. Domenico Ingenito

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