7 luglio 2020

da Le Metamorfosi - Ovidio



Peter Paul Rubens - Diana e Callisto
da Le Metamorfosi - Ovidio

Per il nono mese rinasceva in cielo la falce della luna,
quando a caccia la dea, spossata dalla vampa del fratello,
trovò un bosco freschissimo, dal quale mormorando,
fra granelli di sabbia impazziti, zampillava a valle un ruscello.
Il posto le piacque, e con la punta del piede saggiò l'acqua;
anche questa le piacque e allora disse: «Qui non ci vede nessuno:
immergiamoci nude in queste limpidi correnti».
La fanciulla di Parrasia arrossì. Tutte si tolgono le vesti:
lei sola prende tempo, ma mentre indugia viene spogliata
e, quando è nuda, il suo corpo mette in luce la colpa.
Smarrita lei si affanna a nascondere il ventre con le mani:
«Via di qui!» le grida Cinzia; «non profanare
questa fonte sacra!» e le impone di abbandonare il suo seguito.
Da tempo la moglie del gran Tonante era al corrente della cosa,
ma aveva rimandato di trarne vendetta alla giusta occasione.
Ormai non c'era più motivo d'attendere: alla rivale
(altro colpo inferto a Giunone) è già nato un bambino: Arcade.
Appena a ciò volse, puntando gli occhi, il cuore esasperato:
«Mancava solo questo, svergognata,» si sfogò,
«che tu restassi incinta, che partorendo rendessi nota a tutti
l'offesa e testimoniassi l'indegna azione del mio Giove!
Non potrai sfuggirmi: ti toglierò questa figura
di cui ti compiaci, sfacciata, e per la quale piaci a mio marito!».
Disse e, affrontandola, l'afferrò davanti per i capelli
e la gettò bocconi a terra. Lei tendeva le braccia implorando:
ma ecco che pian piano le braccia si coprono di peli neri;
le mani si curvano e, crescendo in artigli adunchi,
fungono da piedi; il viso, che aveva un tempo
incantato Giove, si deforma in fauci mostruose.
E perché non piegasse nessuno con suppliche e preghiere,
le è tolto l'uso della parola: dalla sua gola rauca
esce solo un ringhio di rabbia minacciosa, che incute paura.
Anche se mutata in orso, conserva l'anima di un tempo
e, manifestando con gemiti incessanti il suo dolore,
leva al cielo, alle stelle le mani, o quello che sono,
e, costretta a tacere, avverte in sé l'ingratitudine di Giove.

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