7 luglio 2020

Ode alla giardiniera - Pblo Neruda


Pieter Aertsen - al mercato
Ode alla giardiniera - Pablo Neruda

Si, io sapevo che le tue mani erano
la violacciocca fiorita, il giglio
d’argento:
qualcosa che aveva a vedere
col suolo,
con la fioritura della terra,
ma
quando
ti vidi scavare, scavare,
allontanare pietruzze
e maneggiare radici
seppi immediatamente,
agricoltrice mia,
che
non solamente
le tue mani
ma anche il tuo cuore
erano di terra,
che lì
stavi
facendo
cose tue,
toccando
porte
umide
da cui
circolano
le
sementi.

Così, puoi,
dall’una all’altra
pianta
appena
piantata,
col volto
schizzato
da un bacio
del fango,
andavi
e ritornavi
fiorendo,
andavi
e dalla tua mano
il fusto
della alstroemeria
elevò la sua eleganza solitaria,
il gelsomino
acconciò
la nebbia della tua fronte
con stelle di aroma e di rugiada.
Tutto
da te cresceva
penetrando
nella terra
e si faceva
immediata
luce verde,
fogliame e ricchezza.
Tu le comunicavi
le tue sementi,
amata mia,
giardiniera rossa:
la tua mano
si dava del tu
con la terra
e era istantanea
la chiara crescita.

Amore, così anche
la tua mano
di acqua,
il tuo cuore di terra,
dettero
fertilità
e forza alle mie canzoni.

Tocchi
il mio petto
mentre dormo
e gli alberi germogliano
dal mio sonno.
Sveglio, apro gli occhi,
e hai piantato
dentro di me
attonite stelle
che crescono
col mio canto.

È così, giardiniera:
il nostro amore
è
terrestre:
la tua bocca è pianta della luce, corolla,
il mio cuore lavora sulle radici.
1956

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