21 dicembre 2014

Penelope al telaio IV – Ulla Hahn

Charles-François Marchal - Penelope
 
Penelope al telaio – Ulla Hahn

IV
Perciò
non può esserci il rifinito
Né scopo o fine ultimo o compimento
Quindi
quel che ho tessuto di giorno
lo disfo di notte
Se il mio tessere cessasse
più non ci sarebbe Penelope
Non partecipo al tessere
Sono parte del suo essere
E tessendo vengo tessuta
Se finissi
sarei finita
Perciò
tutto va strappato
strappato il mio io smembrato sfilacciato
e nuovamente filato
sempre di nuovo
E ogni notte la voce che mi dice
Non disperare tu lo
troverai infine: IL DISEGNO
più vivacie i fili più ricchi
E il compimento in ginocchio
davanti alla Musa della distruzione

La pastora a Penelope

Ci fu un tempo in cui le parole saltellavano come
agnellini in casa e sul prato verde ridenti e scherzosi
nel loro viaggio attraverso la notte e le stelle alla lama –
io pastora ero pigra nel girarle e rigirarle e fuori poi
si giocava facendo baldoria e in graziosi pacchetti in
strofe simili a pezzetti di cioccolato morbido-amaro
denso di noci mandorle e latte
le si sorbiva come dessert per la vita

Poi venne il passo pesante. Vennero a schiere
erano di mezza età smanianti di asservimento
che pensavano eterno Pecore da macello con
passo e cervice pesanti. Poi scarseggiò l’acqua
Epidemie minarono la loro morale

Per un po’ rimasero assenti. Ora ritornano
strascicanti mi girano attorno cercano ricovero
nelle note in calce hanno aspetto sobrio e timido.
Si lasciano attirare come figlioli prodighi ma
ispidi e grigi sono sotto il pelo branchi fiutanti
urlo trattenuto denti che lacerano le nubi

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