10 maggio 2015

La casa delle odi – Pablo Neruda

Gustave Courbet - Dopopranzo hat Ornans
La casa delle odi – Pablo Neruda

Scrivendo
queste
odi
in questo
anno mille
novecento
cinquantacinque
spiegando e suonando
la mia lira obbligatoria e rumorosa,
so quello che sono
e dove va il mio canto.

Capisco
che il compratore di miti
e misteri
entri nella mia casa delle odi,
fatta
con mattone crudo e legno,
e odi gli utensili,
i ritratti
di padre e madre e patria
sulle pareti,
la semplicità
del pane
e della saliera.
Ma è così la casa delle mie odi.

Io detronizzai la nera monarchia,
la chioma inutile dei sogni,
calpestai la coda
del rettile mentale,
e disposi le cose
- acqua e fuoco -
d’accordo con l’uomo e con la terra.
Desidero che tutto
abbia
impugnatura
che tutto sia
tazza o attrezzo.
Desidero che per la porta delle mie odi
entri la gente alla ferramenta.

Io lavoro
tagliando
tavole fresche,
accumulando miele
nei barilotti,
disponendo
ferri di cavallo, arnesi,
forchette:
che entri qui tutto il mondo,
che domandi,
che chieda quello che vuole.

Io sono del Sud, cileno,
navigante,
che girò
per i mari.

Non me ne stetti nelle isole,
incoronato.

Non me ne stetti fissato
in nessun sogno.

Ritornai a lavorare semplicemente
con tutti gli altri
e per tutti.

Perché tutti vivano
in essa
faccio la mia casa
con odi
trasparenti.

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