20 giugno 2019

da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

dipinto di Rob Hefferan
da “Gli indifferenti” – Alberto Moravia

II primo ad addormentarsi fu Leo; l'impreveduta seppure inesperta sfrenatezza di Carla l'aveva spossato. Dopo l'ultimo abbraccio poiché stettero per qualche istante ambedue immobili, con le membra madide confuse tra di loro, gli occhi socchiusi e le teste unite sul capezzale in una specie di esausto dormiveglia, la fanciulla sentì l'amante ritirar pian piano il braccio dalla sua vita, districar le gambe dalle sue e voltarsi verso la parete. "E domani mattina?..." ella pensò confusamente ascoltando il respiro tranquillo del dormiente, "e domani mattina?"
Si sentiva anche lei stanchissima, quella fitta oscurità della stanza le pareva un secolo che ci stava immersa, la testa le doleva, non osava muoversi; poi, d'improvviso, benché avesse ancora la netta sensazione di quel corpo nudo contro il suo, di quelle lenzuola piene di un calore speciale tanto nuovo per lei, di quella specie d'impalpabile atmosfera che non le lasciava dimenticare neppure per un istante la casa, la stanza dove si trovava; d'improvviso, tutti questi elementi straordinari cessarono di stupirla, fu come se in un colpo solo ella ne avesse acquistato l'indurita abitudine; si voltò, tirò dalla sua parte le coltri e si addormentò.

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