6 luglio 2019

Teorema - Eeva Liisa Manner

Henri Matisse - Odalisque sitting with board
Teorema - Eeva Liisa Manner

Sia dura la prosa, susciti pure inquietudini.
Ma la poesia è un’eco che si ascolta quando la vita è muta:

sui monti scivolano le ombre: immagine di vento e nubi,
il passaggio del fumo o della vita: terso, oscuro, terso,

un fiume che scorre lieve, boschi profondi di nubi,
case in lenta rovina, vicoli che esalano calore,

la lisa soglia che si consuma, la quiete dell’ombra,
il passo timoroso di un bambino nell’oscurità di una stanza,

una lettera che viene da lontano spinta sotto la porta,
talmente enorme e bianca da riempire la casa,

oppure una giornata così rigida e tersa da lasciar sentire
il sole che inchioda l’azzurra porta inabitata.
*
L’autunno arriva in groppa a nove cavalli, la morte a dieci.
Il tempo è cristallino: la cadenza del silenzio che gela.

Perdo le squame, i miei gelidi occhi iniziano a vedere,
il tempo scorre sotto le palpebre, mi avvicino al ricordo:

Si bruciano le foglie. L’odore della regione avvizzita,
l’ombra del fumo sul prato. e nient’altro.
*
Sempre qui un fievole sole, sempre un chiarore nevoso,
anche d’estate. il cuore della terra non sgela.
E il lago incosciente guarda come un occhio metallico.
*
Se è vero che quando parto
non debbo farlo da sola,
che mi accompagnerai, trottando sull’altro cavallo,
quello col manto che risplende terreo alla luce della luna
(lui stesso mezzo terra, mezzo vento),

se è vero ciò che prometterai, se
arriverai fino al cancello: nebbia
(l’erba non si piega, il vortice ventoso non ritorna)

voglio partire adesso.
Ti voglio adesso.

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