19 gennaio 2020

All'Emilia Romagna - Enzo Montano

All'Emilia Romagna - Enzo Montano


Sono lucano, amo la mia terra, la Basilicata Lucania Enotria Magna Grecia. Amo il mio mare, lo Ionio, lo stesso mare di Ulisse. Dalla mia terra sono passati Greci, Romani, Bizantini, Goti, Longobardi, Normanni… In questa terra meravigliosa di silenzio e luce, accarezzata dal sole rovente dell’estate, i colori sono vividi, decisi i sapori, intensi i profumi e il vino è forte. Nella mia terra la gente è silenziosa, austera, riservata ma accogliente. Sono orgoglioso della terra che amo, della mia regione. Amo i calanchi, i piccoli paesi in cima alle colline, paesi che si spopolano, senza giovani, senza futuro forse, ma li amo con tutto me stesso. Amo i grandi spazi deserti e silenziosi, amo i boschi, le vallate, il volo ponderato dei falchi. La Lucania è la mia terra, ma c’è un luogo dove risiede la mia anima, è l’Emilia Romagna, dove ho vissuto sette anni della fanciullezza/giovinezza tra persone meravigliose, dove torno sempre volentieri. Lì, in quella regione, sono diventato comunista la mattina di un 25aprile, in un cinema, al buio illuminato dai volti degli attori prestai ai fratelli Cervi: Gelindo, Antenore,  Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. Dopo la scritta fine, tra gli applausi di ex partigiani, io mi spogliai di ogni dubbio. Divenni antifascista. Badate, l’antifascismo non è una categoria del pensiero, non è un derby come immagina qualcuno poco aduso ai libri, l’antifascismo è un valore costituzionale, un dovere di ogni democratico di cui avremmo voluto fare a meno se non ci fosse stato il fascismo. Scelta corroborata successivamente nelle lunghe notti trascorse a parlare con chi era stato protagonista della meravigliosa pagina della nostra storia chiamata Resistenza. Ecco perché l’Emilia Romagna è il luogo della mia anima, in quella terra ho imparato la solidarietà, le sfide collettive, lo stare insieme, l’antifascismo, i valori della Costituzione, della democrazia. Lì ho imparato cosa significa essere liberi. E ho imparato a conoscere la bellezza di cui l’essere umano è capace: il Correggio, il Parmigianino, Verdi, Toscanini, Ludovico Ariosto, Pascoli, Guccini… Terra di donne e uomini che non si piegano, di contadini capaci di sconfiggere la povertà, i soprusi, i fascisti. Terra bellissima dove mi hanno insegnato a riconoscere e apprezzare il prosciutto buono, la coppa stagionata al punto giusto, la spalla di San Secondo, il salame felino, il formaggio che non si può chiamare così se non è il Parmigiano Reggiano stagionato almeno 24 mesi, un lambrusco come si deve, un’albana dolce almeno quanto la giovinezza, lo gnocco fritto, la piadina, l’infinita varietà dei tortellini/cappelletti/anolini…
La storia dell’Emilia Romagna è anche mia che sono fieramente Lucano/Enotrio.
Ricordo il terremoto del 23 novembre 1980. Il giorno dopo e il 25 di quel novembre con alcuni amici a bordo di un furgone sgangherato portavamo coperte, vestiti, alimentari e altro generosamente offerti dai concittadini, ci stavamo recando in un piccolo centro, uno di quelli non citati dai giornali o dalla televisione, Ricigliano credo fosse, in provincia di Salerno, appena dopo Balvano. Lungo la superstrada Basentana,  incrociammo una colonna di 4 o 5  TIR, tutti uguali, erano soccorsi per le popolazioni, sul telone di ognuno di essi c’era scritto “Regione Emilia Romagna. Quanto orgoglio avvertii dentro di me, quanta commozione al pensiero del mio luogo dell’anima.
È passato quasi mezzo secolo dagli anni vissuti in quella regione, tanto tempo per commettere errori anche da parte di chi in quella regione ha governato. Intendiamoci, ha ben governato, e se si ha l’accortezza di uscire dalla propaganda, dagli slogan fasulli, se si fa un confronto col passato e con le altre regioni si comprende che in Emilia Romagna hanno governato bene. Non hanno commesso degli errori? Certo che ne sono stati fatti, alcuni di quegli errori non li perdonerò mai a chi è stato dirigente della mia parte politica. Fu un errore enorme, per esempio, quando, alle elezioni  regionali precedenti, non ci si interrogò sull’imbarazzante 37,71% di affluenza nella regione più politicizzata d’Italia. un dato che avrebbe meritato ben altre riflessioni non certo la rapidità con cui l’ineffabile segretario nazionale di allora liquidò la questione con uno sprezzante “l’affluenza è un problema secondario”. Un problema secondario? In Emilia Romagna? Non ci volevo credere. Quell’atteggiamento, a mio parere, fu il modo più semplice per regalare consensi ai populisti razziasti, agli sciacalli senza scrupoli, capaci di strumentalizzare ogni cosa per un tornaconto elettorale.
Lì forse cominciò il declino culturale della sinistra. E sia chiaro, che se si dovesse evitare la sconfitta, il merito sarà del movimento delle Sardine.
In 50 anni di errori se ne possono fare a bizzeffe, ma non c’è dubbio che oggi l’Emilia Romagna è una delle regione dove meglio si vive. Fidatevi di un lucano. Ma vi prego, Emiliani e Romagnoli, vi esorto, vi scongiuro, vi supplico. Non fatevi turlupinare come gli altri dai razzisti, da chi fa opera di sciacallaggio continuo (Bibbiano), chi ridicolizza un ragazzo coraggioso, chi mette alla gogna mediatica chiunque osi contraddirlo, chi delle vostra regione importa assai poco oltre il dato elettorale. Capisco la voglia di cambiamento ma che senso ha cambiare verso il peggio? Bisogna chiede, pretendere, esigere dagli amministratori che si impegnino a migliorare le cose che non funzionano come dovrebbero (poche in verità rispetto alle atre regioni) ma non consegnarsi a chi dimostra ogni giorno di non saper fare. Non consegnate la vostra bellissima terra ai bugiardi della destra, non regalatela ai seminatori di odio, a voi non è consentito di fare lo stesso errore fatto da altri, voi siete gente concreta, voi avete guardato in faccia il fascismo, lo avete combattuto, lo avete sconfitto, voi avete costruito un sistema economico e sociale solido. Vi prego in ginocchio, non lasciatevi turlupinare. Non consegnate il mio luogo dell’anima a chi non lo merita.

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