3 gennaio 2020

Ode al tavolo – Pablo Neruda

Renato Guttuso - Tavolo con natura morta - Olio su tavola 
Ode al tavolo – Pablo Neruda

Sopra le quattro zampe del tavolo
sviluppo le mie odi,
dispiego il pane, il vino
e l’arrosto
(la nave nera
dei sogni),
o dispongo forbici, tazze, chiodi,
garofani e martelli.

Il tavolo fedele
sostiene
sogno e vita,
titanico quadrupede.

È
la ricolma di conchiglie
e rifulgente
tavolo del ricco una favolosa nave
carica di grappoli.
È bello il tavolo della gola,
traboccante di gotiche aragoste,
e c’è un tavolo
sola, nella sala da pranzo di nostra zia
in estate. Scorsero
le tende
e un solo raggio acuto dell’estate
penetra come spada
a salutare sopra il tavolo oscuro
la trasparente pace delle susine.

E c’è un tavolo lontana, tavolo povero,
dove stanno preparando
una corona
per
il minatore morto,
e sale dal tavolo il freddo aroma
dell’ultimo dolore disordinato.
E vicino c’è il tavolo
di quella alcova ombrosa
che fa ardere l’amore con i suoi incendi.
Un guanto di donna rimase tremante
lì, come il guscio di fuoco.

Il mondo
è un tavolo
circondato dal miele e dal fumo,
coperta di mele o di sangue.
Il tavolo preparato
e già sappiamo quando
ci chiamarono:
se ci chiamano alla guerra o a mangiare
e dobbiamo scegliere le campane,
dobbiamo sapere adesso
come ci vestiremo
per sederci
al lungo tavolo,
se ci metteremo pantaloni di odio
o camicia d’amore appena lavata:
ma dobbiamo farlo presto,
ci stanno chiamando:
ragazze e ragazzi,
a tavola!

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