19 novembre 2016

Vino - Grazia Fresu


Abraham Janssens - Cerere, Bacco e Venere
 Vino - Grazia Fresu


Arrossando le coppe le gote i piaceri

un cratere dove bevve Venere

nella pancia disegnati i suoi amori

con l’ocra delicato,

dove s’inebriò Adriano prendendo

Antinoo dalle membra dorate,

il ricordo delle vigne al sole

del liquido amaranto nei tini,

il canto delle fanciulle

l’ebrezza dei vignaiuoli,

vi posò Saffo le labbra

assaporando il vino profumato

mentre i versi si facevano

tabernacoli di profonde delizie,

lo diede Ulisse al Ciclope

tramandovi l’inganno

un latte di granati ammaliando

il gigante pastore,

si aprirono sulle rive del mare

le case ai naviganti, su tavole imbandite

per onorarli pregiate libagioni

e Bacco con Noè rise mandandolo a tentare

da donne ubriache col seno dipinto,

poi ne fecero sangue espiando

antichi peccati del mondo

e un Galileo lo bevve coi suoi compagni

spartendo il sacrificio e il pane,

serpeggiando nel rito si fece santo,

fu sognatore invitante corrotto

una lacrima impaziente nelle bocche riarse

un dono sorpreso di sesso e d’allegria

poi si insinuò esperto negli abbracci

nelle canzoni  di gente tranquilla

riempì con l’orgoglio di un re cristalli lucenti

sedusse dame e damerini

visse umile nelle bottiglie impagliate

con il pane e salame sulle impalcature

di cantieri assassini,

un calore di vene gole serate cattive a volte

di passi traballanti e memorie perdute,

un rubino a gocce tremanti

antico seduttore di storie.

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