6 agosto 2017

Enea. Da Omero, Iliade - Alessandro Baricco

da Omero, Iliade - Alessandro Baricco

Enea
Il primo a uccidere fu Antiloco. Scagliò la sua lancia contro Echòpolo e lo colpì in mezzo alla fronte: la punta di bronzo penetrı dentro l'osso del cranio, sotto l'elmo chiomato. Echòpolo cadde come una torre, in mezzo alla mischia brutale. Allora Elefınore, capo degli intrepidi Abanti, lo afferrı per i piedi e cercò di trascinarlo via dalla mischia per strappargli le armi al più presto. Ma trascinando il cadavere, dovette scoprire il fianco, e proprio lì, dove il suo scudo non poteva arrivare, lo colpì Agénore. La lancia di bronzo gli penetrò nella carne e si portò via la sua forza. Sul suo corpo si scatenò fra Troiani e Achei una lotta tremenda; erano come lupi che si saltavano addosso e si ammazzavano per la preda.
Aiace di Telamone, allora, colpì il giovane figlio di Antemione, Simoìsio, lo colpì a destra, sul petto; la lancia di bronzo Passò da parte a parte la spalla; cadde l'eroe nella polvere, a terra, come un ramo tagliato e lasciato a seccare sul bordo di un fiume. Aiace stava spogliandolo delle armi quando un figlio di Priamo, Antifo, lo vide e gli scagliò da lontano la lancia. mancò Aiace ma colpì per caso Leuco, uno dei compagni di Ulisse: stava trascinando via un cadavere quando la punta di bronzo gli trapassò il ventre: cadde, morto, sul morto che teneva per le braccia. Ulisse lo vide cadere e l'ira gonfiò il suo cuore. avanzò fino alle prime file, si guardò intorno come a cercare una preda; i Troiani che erano di fronte a lui indietreggiarono. Lui Sollevò la lancia e la scagliò nell'aria, potente, veloce. colpì Democoonte, un figlio bastardo di Priamo. La punta di bronzo gli entrò nella tempia e trapassò il cranio da una parte all'altra. L'ombra gli scese sugli occhi e l'eroe crollò a terra: risuonò, su di lui, la sua armatura.
Poi il capo dei Traci, Pìroo, si buttò contro Diore, figlio di Amarinceo. Con una pietra aguzza lo colpì alla gamba destra, vicino al tallone: spezzò di netto tendini e ossa. Diore crollò a terra. Si sentì morire e allora tese le braccia verso i compagni. Ma invece arrivò Pìroo e con la lancia gli aprì il ventre: le viscere si riversarono a terra, e la tenebra avvolse i suoi occhi.
E su Pìroo si lanciò Toante e lo colpì con la lancia al petto, trapassandogli il polmone. Poi estrasse la lancia dalle sue carni, prese la spada affilata e gli squarciò il ventre, togliendogli la vita.
Lentamente la battaglia cominciò a volgere in favore degli Achei. I loro principi, uno ad uno, sfidavano i nostri, e ogni volta vincevano. Per primo Agamennone, signore di popoli, sbalzò dal carro il capo degli Alizoni, il grande Odèo. E mentre lui cercava di scappare lo trafisse con un colpo di lancia nella schiena. Cadde l'eroe con fragore, e le armi risuonarono su di lui.
Idomeneo uccise Festo, figlio di Boro della Meìnia, che era venuto dalla fertile terra di Tarne. Lo colpì alla spalla destra mentre quello cercava di salire sul carro. Ricadde indietro, l'eroe, e la tenebra lo avvolse.
Menelao, figlio di Atreo, colpì con la lancia Scamàndrio, figlio di Strıfio. Lui era uno straordinario cacciatore, sembrava che Artemide stessa gli avesse insegnato a colpire gli animali feroci che vivono tra i boschi e sui monti. Ma quel giorno nessun dio lo aiutò, né lo salvarono le sue frecce mortali. Menelao, dalla lancia gloriosa, lo vide che scappava e lo colpì in mezzo alle spalle, trapassandogli il petto. Cadde in avanti l'eroe, e le armi risuonarono su di lui.
Merione uccise Fèreclo, colui che aveva costruito le navi perfette di Paride, principio di ogni sventura. Con le sue mani sapeva forgiare ogni cosa perfetta. Ma lo inseguì, Merione, e lo colpì alla natica destra, la punta della lancia Passò da parte a parte, sotto l'osso, squarciando la vescica. Cadde in ginocchio, l'eroe, con un grido, e la morte lo avvolse.
Mege uccise Pedeo, che era figlio bastardo di Antènore, e che tuttavia la madre aveva allevato come un figlio suo, per compiacere lo sposo. Mege lo colpì al capo, sulla nuca. La lancia trapassò il cranio e gli tagliò la lingua. Cadde l'eroe nella polvere, stringendo il gelido bronzo tra i denti.
Eurıpilo uccise Ipsènore, sacerdote dello Scamandro, venerato da tutto il popolo come un dio; lo inseguì mentre tentava di fuggire e quando lo raggiunse lo colpì con la spada a una spalla, troncandogli il braccio. Cadde a terra, il braccio insanguinato, e sugli occhi dell'eroe scesero la morte cupa e un destino implacabile.

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