15 agosto 2017

Meditazioni d'agosto - Haris Vlavianos

Meditazioni d'agosto - Haris Vlavianos 
 

1.
Se un uomo sulla quarantina
disegna ancora mari e colombaie,
se nel suo pensiero si riflette
un sole più trasparente,
più lucido del sole reale,
se la parola "Amorgos" non è solo
la maschera di un fugace ricordo adolescenziale,
allora tra la poesia del desiderio
e la poesia della necessità
la perdita palpita davvero.

2.
I prologhi si sono consumati.
Non possono sempre sostituire l'argomento.
Deve decidere se può
reggere questa idea assoluta
anche se ha smesso di credere alla sua forza.

3.
Successive metamorfosi di paradiso.
L'occhio cerca di interpretare l'enigma della bellezza
mentre Delo emerge lentamente all'orizzonte.
L'estate sembra durare un'eternità.
La poesia comincia a inventare se stessa
nel momento in cui lui volge il viso alla luce.

(Il momento in cui l'immaginazione,
libera dalla sensazione del bianco ardente,
verticalmente si leva nel cielo.)

4.
Non una vela all'orizzonte
a lacerare la tela lontano.
L'immagine di un albero
con i rami spazzati dal vento scava lo sfondo
non è una parte del paesaggio oggi.
Eppure, c’è la vecchia signora che sale in ginocchio
tenendo stretta la sua icona.

5.
L'uomo sta camminando sulla spiaggia da solo.
È ancora commosso dal sussurro melodioso delle onde,
dal modo in cui l'acqua canta la ninna nanna alla roccia.
La natura intorno a lui
(cedri, marce barche da pesca, ciottoli)
ha una malinconica, semplice luminosità.
Se dovesse morire in questo momento,
vorrebbe essere qui,
in questo luogo, dove è già stato.
Anche per un po'.
Per ora.

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