2 novembre 2017

da Inno a Demetra – Callimaco

Demetra e Persefone
da Inno a Demetra – Callimaco

(…)
Era in pianto la madre, tristemente
le due sorelle, chi lo tenne al seno
e molte volte anche le dieci serve
mandavano lamenti e Triopa stesso,
si portava le mani al bianco capo,
invocando in tal modo Poseidone
che non l'udiva: Falso genitore,
ecco qui tuo nipote, se davvero
nacqui da te e da Canace di Eolo,
e da me questo povero fanciullo
fu generato. Almeno le mie mani
l'avessero sepolto, fatto segno
della mira di Apollo. Ora mi siede
dinanzi agli occhi una malvagia fame:
o gli allontani questo orrendo male
o prendilo e nutriscilo tu stesso.
Le mie mense non hanno più risorse,
son deserti i recinti e sono vuote
le stalle dei quadrupedi. Più nulla
mandano indietro i cuochi, pure i muli
staccarono di sotto i grandi carri
ed egli divorò pure la mucca,
allevata per Estia dalla madre,
e il cavallo campione nelle gare
e il cavallo da guerra e coda bianca,
il terrore dei piccoli animali.
Fino a quando restavano ricchezze
nella casa di Triopa, del malanno
solo le stanze interne erano a parte,
ma quando pure il fondo della casa
prosciugarono i denti, nei crocicchi
stette il figlio del re, seduto, a chiedere
avanzi e rimasugli delle mense.
Demetra, non mi possa essere amico
né stare al muro accanto chi ti è in odio:
è cattivo vicino un tuo nemico.
...Vergini e madri, dite:
Salve Demetra, molte volte salve,
generosa di cibo, ricca a staia.
E come sono quattro le cavalle
di chioma bianca che il canestro tírano,
così la grande dea; molto potente,
verrà portando bianca primavera
e bianca estate e inoltre inverno e autunno
e ci proteggerà da un anno all'altro.
E come scalzi e senza bende in capo
camminiamo in città, così per sempre
avremo in tutto illesi piedi e capo.
E come pieni d'oro i cesti portano
le portatrici, così avremo l'oro
in abbondanza. Le non iniziate
non oltre il Pritanèo della città,
le addette al rito seguano la dea,
se non hanno compiuto i sessanta anni,
fino alla fine. Ma per chi è pesante,
per chi le mani verso Ilitia tende,
per chi ha le doglie, per costoro basta
finché non hanno peso le ginocchia.
Darà loro Deò tutte le cose
in abbondanza e di poter venire
fino al suo tempio. Salve, dea, conserva
questa città in concordia e in opulenza.
Porta tutti i prodotti della terra,
ai buoi da' nutrimento, porta i frutti,
porta la spiga, da' la mietitura,
anche la pace nutri, perché mieta,
colui che arò. Propizia a me dimòstrati
tre volte nelle suppliche invocata,
grandemente potente tra le dèe.
 

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