Demetra e Persefone
da Inno a
Demetra – Callimaco
(…)
Era in
pianto la madre, tristemente
le due
sorelle, chi lo tenne al seno
e molte
volte anche le dieci serve
mandavano
lamenti e Triopa stesso,
si portava
le mani al bianco capo,
invocando in
tal modo Poseidone
che non
l'udiva: Falso genitore,
ecco qui tuo
nipote, se davvero
nacqui da te
e da Canace di Eolo,
e da me
questo povero fanciullo
fu generato.
Almeno le mie mani
l'avessero
sepolto, fatto segno
della mira
di Apollo. Ora mi siede
dinanzi agli
occhi una malvagia fame:
o gli
allontani questo orrendo male
o prendilo e
nutriscilo tu stesso.
Le mie mense
non hanno più risorse,
son deserti
i recinti e sono vuote
le stalle
dei quadrupedi. Più nulla
mandano
indietro i cuochi, pure i muli
staccarono
di sotto i grandi carri
ed egli
divorò pure la mucca,
allevata per
Estia dalla madre,
e il cavallo
campione nelle gare
e il cavallo
da guerra e coda bianca,
il terrore
dei piccoli animali.
Fino a
quando restavano ricchezze
nella casa
di Triopa, del malanno
solo le
stanze interne erano a parte,
ma quando
pure il fondo della casa
prosciugarono
i denti, nei crocicchi
stette il
figlio del re, seduto, a chiedere
avanzi e
rimasugli delle mense.
Demetra, non
mi possa essere amico
né stare al
muro accanto chi ti è in odio:
è cattivo
vicino un tuo nemico.
...Vergini e
madri, dite:
Salve
Demetra, molte volte salve,
generosa di
cibo, ricca a staia.
E come sono
quattro le cavalle
di chioma
bianca che il canestro tírano,
così la
grande dea; molto potente,
verrà
portando bianca primavera
e bianca
estate e inoltre inverno e autunno
e ci
proteggerà da un anno all'altro.
E come
scalzi e senza bende in capo
camminiamo
in città, così per sempre
avremo in
tutto illesi piedi e capo.
E come pieni
d'oro i cesti portano
le
portatrici, così avremo l'oro
in
abbondanza. Le non iniziate
non oltre il
Pritanèo della città,
le addette
al rito seguano la dea,
se non hanno
compiuto i sessanta anni,
fino alla
fine. Ma per chi è pesante,
per chi le
mani verso Ilitia tende,
per chi ha
le doglie, per costoro basta
finché non
hanno peso le ginocchia.
Darà loro
Deò tutte le cose
in
abbondanza e di poter venire
fino al suo
tempio. Salve, dea, conserva
questa città
in concordia e in opulenza.
Porta tutti
i prodotti della terra,
ai buoi da'
nutrimento, porta i frutti,
porta la
spiga, da' la mietitura,
anche la
pace nutri, perché mieta,
colui che
arò. Propizia a me dimòstrati
tre volte
nelle suppliche invocata,
grandemente
potente tra le dèe.
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