Giuseppe Mancuso - Profumo di Liguria - Pittura, 60x30 cm1996
Liguria – Enrico BoniniLIGURIA: linea ineguale di monti
lambiti dal mare,
affrescati dalle attorte chiome
di pini severi,
Liguria rocciosa, sabbiosa,
Liguria verde arrampicata sui dirupi
-sulle scogliere fioriscono le spume-
dove i borghi impregnati di salmastro
frangono l'onde tirrene,
fendono mediterranei flutti
slargando orizzonti di fuoco.
Il sole prorompe dall'acque
-sùbito ne indorano-
e la luna, notturna falena misteriosa,
s'incanta di un colle ameno
e vi si corica, amante
d'un casto tramonto, preludio virile e prodigo
di un'alba dai colori, dai colori, dai colori, dai colori...
Liguria:
s'io fossi vero poeta -e non sono-
t'amerei ginocchioni su di una balza
dove un'agave in bilico
giochi furiosa con libeccio e scirocco,
s'io fossi vero amante -e non sono-
feconderei i tuoi seni che sciacquano
fra le tamerici riarse,
gli oleandri amari,
il rude falasco, la palma
dagli esotici frastagli...
ma ora cerco le tue barche, Liguria,
i gozzi della mia infanzia;
salpavano, varo gioioso d'arcani segreti
d'ascia, partivano
per le notti di pesca che luminavano
l'orizzonte
-erano per me altri siti, altri lidi
foresti:
li affratellavo con la fantasia.
Salpavano, Liguria...ma ora cerco le tue barche,
i gozzi della mia giovinezza
che più non trovo, l'una e gli altri,
inghiottiti da falsi vortici esistenziali.
Ora, torbe carboniere s'interrano nel nero porto,
osceni fumacchi ammorbano i tuoi cieli
e goffi, sgraziati edifici sfiorano le nubi
che sovrane ancora trascorrono all'Appennino.
Non più Liguria di Sbarbaro, Montale, Grande,
non più Liguria, Liguria, Liguria...
ma di te mi restano
queste sapide brezze che mi slargano dentro,
di te mi resta e vive
l'uomo di rete, l'uomo di vigna,
l'uomo che ergeva fasce come piramidi egizie,
di te mi resta
il bacio sottile, pregno, furioso
delle tue donne
ridenti d'onde a spruzzo, molli di risacca
che dissolve orme amorose sulle arene
candide,
di te mi resta anche
il lacerante fischio del barco
portacontainers»
-non più i tempi di vela»
isole chiare, arcipelaghi d'oro»
le turchine cornici all'orizzonte»
di Angelo Barile-...
mi resta solo il tumulto dei marosi,
il traballante dondolio dei treni
che imboscano nei tunnel
-ti forano il cuore-
di te mi resta, Liguria,
quel divino mistero
che un dio marino
ne squarciò il velo un lontano mattino,
che il Dio che ti fece
colma misura di acque e terre,
primordiale candido impasto d'argille,
ceramicò
cuocendoti nelle fornaci dai soli squillanti,
modellandoti
in un vivace intreccio di suoni,
colori e parole:
-»IN PRINCIPIO ERA IL VERBO E IL VERBO ERA DIO»-
parole
PAROLE
che in un'angusta dimensione di spazio
ne dilatano i freschi confini,
trascendono i tempi,
si eternano in un cielo ognora mutevole
e immanente,
anche se graffite sulla sabbia,
scritte sull'acqua
o soffiate a bianche nuvole
in corsa nel vento:
LIGURIA!
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