13 gennaio 2019

da Cavalleria rusticana – Giovanni Verga

Francisca Goya - Duello rusticano, 1820/21, olio su muro trasportato su tela, cm 123 x 266, Museo del Prado Madrid
da Cavalleria rusticana – Giovanni Verga

– Compare Alfio, cominciò Turiddu dopo che ebbe fatto un pezzo di strada accanto al suo compagno, il quale stava zitto, e col berretto sugli occhi.
Come è vero Iddio so che ho torto e mi lascierei ammazzare. Ma prima di venir qui ho visto la mia vecchia che si era alzata per vedermi partire, col pretesto di governare il pollaio, quasi il cuore le parlasse, e quant’è vero Iddio vi ammazzerò come un cane per non far piangere la mia vecchierella.
– Così va bene, rispose compare Alfio, spogliandosi del farsetto, e picchieremo sodo tutte due.
Entrambi erano bravi tiratori; Turiddu toccò la prima botta, e fu a tempo a prenderla nel braccio; come la rese, la rese buona, e tirò all’anguinaia.
– Ah! compare Turiddu! avete proprio intenzione di ammazzarmi!
– Sì, ve l’ho detto; ora che ho visto la mia vecchia nel pollaio, mi pare di averla sempre dinanzi agli occhi.
– Apriteli bene, gli occhi! gli gridò compar Alfio, che sto per rendervi la buona misura.
Come egli stava in guardia tutto raccolto per tenersi la sinistra sulla ferita, che gli doleva, e quasi strisciava per terra col gomito, acchiappò rapidamente una manata di polvere e la gettò negli occhi dell’avversario.
– Ah! urlò Turiddu accecato, son morto.
Ei cercava di salvarsi facendo salti disperati all’indietro; ma compar Alfio lo raggiunse con un’altra botta nello stomaco e una terza nella gola.
– E tre! questa è per la casa che tu m’hai adornato. Ora tua madre lascierà stare le galline.
Turiddu annaspò un pezzo di qua e di là fra i fichidindia e poi cadde come un masso. Il sangue gli gorgogliava spumeggiando nella gola, e non poté profferire nemmeno: – Ah! mamma mia!


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