16 gennaio 2019

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino

foto di Cristobal Balenciaga
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un miope, (1958) – Italo Calvino
 
Le donne poi che incontrava per strada e che già gli s'erano ridotte a impalpabili ombre sfocate, adesso il poterle vedere con l'esatto gioco di pieni e vuoti che fanno i loro corpi muovendosi dentro le vesti, e valutare la freschezza della pelle, e il calore contenuto nello sguardo, non più soltanto gli pareva un vederle ma già addirittura un possederle. Stava magari camminando senza occhiali (non li metteva sempre, per non affaticarsi inutilmente, ma solo se doveva guardare lontano) ed ecco avanti sul marciapiede gli si profilava una veste di colore vivace. Con un gesto già automatico Amilcare aveva subito estratto gli occhiali di tasca e se li era calati sul naso. Quest'indiscriminata cupidigia di sensazioni era spesso punita: magari era una vecchia. Amilcare Carruga diventò più cauto. E alle volte,
una donna che avanzava gli pareva, ai colori, all'incedere, troppo modesta, insignificante, da non prendersi in considerazione; non metteva gli occhiali; ma quando poi arrivavano a sfiorarsi, s'accorgeva che c'era invece in lei qualcosa che lo attraeva fortemente, chissà che cosa, e gli pareva di cogliere in quell'attimo uno sguardo di lei come d'attesa, forse lo sguardo che lei già dal suo primo apparire gli aveva tenuto addosso e lui non se n'era accorto; ma ormai era tardi, era sparita al crocicchio, era salita sull'autobus, era lontana oltre il semaforo, e lui non avrebbe più saputo riconoscerla. Così, attraverso la necessità degli occhiali, andava lentamente imparando a vivere.

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