6 giugno 2015

Le guerre – Pablo Neruda

Giovanni Battista Tiepolo - Scipione l'Africano
Le guerre – Pablo Neruda

Vieni qui capello caduto,
scarpa bruciata, giocattolo,
o mucchio postumo di occhiali,
oppure, uomo, donna,città,
sollevatevi dalla cenere
fino a questa pagina stanca,
indebolita dal pianto.

Vieni neve nera, solitudine
dell’ingiustizia siberiana,
resti ròsi dal dolore,
quando si persero i vincoli
e s’incupì sopra i giusti
la notte senza spiegazioni.

Bambola dell’Asia bruciata
dagli aerei assassini,
presenta i tuoi occhi vuoti
senza la cintola della bimba
che ti abbandonò quando ardeva
sotto i muri incendiati
o nella morte della risaia,

oggetti che rimasero soli
vicino agli assassinati
del tempo in cui vissi
vergognoso per la morte
degli altri che non vissero.

Vedendo la biancheria distesa
ad asciugare al sole brillante
ricordo le gambe che mancano,
la braccia che non la riempirono,
parti sessuali umiliate
e cuori abbattuti.

Un secolo di calzolerie
empì di scarpe il mondo,
mentre recidevano i piedi
con la neve o con il fuoco,
con il gas o con l’ascia!

A volte resto accovacciato
tanto pesa sulla mia schiena
la ripetizione del castigo:
mi costò apprendere a morire
con ogni morte incomprensibile
e portare addosso i rimorsi
dell’inutile criminale:
perché dopo la crudeltà,
e anche dopo la vendetta,
forse non fummo innocenti,
poiché continuammo a vivere
quando uccidevano gli altri.

Forse rubammo al vita
ai nostri fratelli migliori.

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