10 giugno 2015

Canzone minore - Federico Garcia Lorca

Tiziano Vecellio - Venere che benda Amore

Canzone minore - Federico Garcia Lorca

Hanno gocce di rugiada
le ali dell’usignolo,
gocce chiare della luna
rapprese dalle sue illusioni.

Il marmo della fonte
ha il bacio dello zampillo,
sogno di stelle umide.

Le bambine dei giardini
mi dicono tutte addio
quando passo. Le campane
anche mi dicono addio.
E gli alberi si baciano
nel crepuscolo. Io
vado piangendo per la strada,
grottesco e senza soluzione,
con tristezza di Cyrano
e di Chisciotte,
redentore
di impossibili infiniti
con il ritmo dell’orologio.
E vedo seccare i gigli
al contatto della mia voce
macchiata di luce insanguinata,
e nella mia lirica canzone
vesto abiti da buffone
impolverato. L’amore
bello e lindo si è nascosto
sotto un ragno. Il sole
come un altro ragno mi nasconde
con le sue zampe d’oro. Non
otterrò la mia felicità,
perché sono come lo stesso Amore,
le cui frecce sono di pianto,
e la faretra il cuore.

Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in una favola che si è cancellata.

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