7 agosto 2017

La gabbia - Johnn Montague

East side of Hicks Street between Pineapple and Clark Streets

La gabbia - Johnn Montague

Mio padre, l’uomo meno felice
ch’io abbia conosciuto. Il suo viso
serbava il pallore
di chi lavora sotto terra:
gli anni di Brooklyn perduti
a sentirsi scuotere il pavimento
dai treni del metrò.

Ma, irlandese tradizionale,
dimesso dal suo sportello
(dell’I.R.T. di Clark Street)
beveva whiskey liscio, finché
raggiunse l’unico elemento
in cui ormai si sentisse
a suo agire: oblio brutale.

Eppure si tirava in piedi
quasi tutte le mattine
per marciare giù per la strada
prodigando il suo sorriso
in ogni direzione al vicinato
buono (non negro)
al rintocco della chiesa di Santa Teresa.

Quando tornò
andammo a passeggiare insieme
nei campi di Garvaghry
per vedere il biancospino sulle siepi
estive, come se
non fosse mai partito,
era una curva della strada
che ancora custodiva
delle primule. Ma
non sorridemmo
nella condivisa complicità
di un sogno perché quando
lo stanco Odisseo ritorna
Telemaco deve andarsene.

Spesso quando scendo in una
Metropolitana, americana o inglese,
vedo la sua testa calva
dietro le sbarre della piccola edicola,
con il segno di un vecchio incidente
d’auto che gli pulsa
sulla fronte spettrale.

Traduzione di Ottavio Di Fidio.
Poesia n. 50, giugno 1990. Crocetti Editore

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