9 agosto 2017

Patroclo. Da Omero, Iliade - Alessandro Baricco



da Omero, Iliade - Alessandro Baricco
Patroclo
(…)
E Achille mi chiamò.
Era in piedi sulla poppa della nave, e da lì guardava quella battaglia atroce, quella dolorosa disfatta. Aveva visto sfrecciare come un lampo il carro di Nestore, e sul carro qualcuno, ferito, che gli era sembrato Macaone: Macaone valeva più di cento uomini, solo lui sapeva estrarre le frecce dalla carne e curare le ferite con farmaci che placavano il male. così Achille mi disse "Corri alla tenda di Nestore, va' a vedere se era davvero Macaone, e se è vivo, ancora, e se morirà".
E io andai. Correvo lungo le navi, veloce, in riva al mare. Chi avrebbe potuto immaginare che avevo iniziato a morire?
Arrivai alla tenda di Nestore. Lui si alzò, dal suo splendido seggio, e mi invitò a entrare. Ma io non volli, Achille mi aspettava con una risposta, voleva sapere di Macaone. "Da quando Achille ha pietà per gli Achei che giacciono feriti?", disse Nestore. "Forse non sa che le tende ne sono piene, in questo giorno di disfatta. Diomede, Ulisse, Agamennone, tutti feriti. Eurıpilo, colpito a una coscia da un dardo. E Macaone, trafitto da una freccia, anche lui, l'ho appena portato fuori dalla battaglia. Ma ad Achille non importa nulla di tutto ciò, vero? Forse aspetta, per aver pietà, che brucino le navi, in riva al mare, e che noi cadiamo uccisi tutti, uno ad uno... Piangerà molto, allora... Amico, lo ricordi cosa ti disse tuo padre, quando partiste, tu e Achille, per questa guerra? Ti disse `Figlio mio, Achille ti supera per lignaggio, ma è solo un ragazzo e tu sei più grande di lui. Fagli da guida, ti ascolterà. Anche se è tanto più forte di te, dagli saggi consigli, ti ascolterà'. Te lo ricordi? Sembrerebbe di no. Beh, ricordalo ad Achille se davvero ti sta così ad ascoltare. E se proprio si ostinerà nella sua ira, allora senti, ragazzo: digli che ti dia le sue armi
bellissime, indossale, e scendi in battaglia a capo dei suoi guerrieri Mirmidoni. I Troiani ti scambieranno per lui e terrorizzati abbandoneranno la lotta. Per un po' noi potremo respirare: a volte in battaglia basta un niente per riprendere coraggio e forza. Le sue armi, Patroclo, fatti dare le sue armi."
Io corsi via. Dovevo tornare da Achille. E corsi via. Mi ricordo che prima di arrivare da lui, mentre passavo davanti alla tenda di Ulisse, sentii una voce che mi chiamava, mi voltai, e vidi Eurıpilo, che si trascinava lontano dalla battaglia, con una freccia conficcata in una coscia, il sangue nero che gli rigava la gamba, il capo e le spalle coperte di sudore. Sentii la sua voce dire "Non c'è più scampo, per noi". E poi, piano "Salvami, Patroclo".
E io lo salvai. Io li salvai, tutti, con il mio coraggio e la mia follia.

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