9 dicembre 2018

Albergo a ore- Herbert Pagani

dipinto di John Silver
Albergo a ore- Herbert Pagani

Io lavoro al bar
di un albergo a ore,
porto su i caffè
a chi fa l’amore.

Vanno su e giù
coppie tutte uguali,
non le vedo più,
manco con gli occhiali.

Ma sono rimasta lì come un cretino,
vedendo quei due arrivare un mattino.
Puliti, educati, sembravano finti,
sembravano proprio due santi dipinti.

M’han chiesto una stanza,
gli ho fatto vedere
la meno schifosa,
la numero tre.

E ho messo nel letto lenzuoli più nuovi,
e come San Pietro, gli ho dato le chiavi.
Gli ho dato le chiavi di quel paradiso
e ho chiuso la porta sul loro sorriso.

Io lavoro al bar
di un albergo a ore,
porto su i caffè
a chi fa l’amore.

Vanno su e giù
coppie tutte uguali,
non le vedo più,
manco con gli occhiali.

Ma sono rimasta lì come un cretino,
aprendo la porta in quel grigio mattino.
Se n’erano andati in silenzio perfetto,
lasciando soltanto i due corpi nel letto.

Lo so che non c’entro,
però non è giusto
morire a vent'anni
e poi, proprio qui.

Me li hanno incartati nei bianchi lenzuoli
e l'ultimo viaggio l’han fatto da soli.
Né fiori né gente, soltanto un furgone,
ma lì dove vanno staranno benone.

Io lavoro al bar
di un albergo a ore,
porto su i caffè
a chi fa l'amore.

Io sarò fissata,
ma chissà perché
non mi va di dare
la chiave del tre.
 

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