da “Gabriella garofano e cannella" – Jorge Amado

Pol Henry Ledent - Nudo

da “Gabriella garofano e cannella" – Jorge Amado

Ed egli, invece, obbligato ad uscire, di lì a poco, in cerca di una cuoca fra la carovana dei retirantes al “mercato degli schiavi” Chico Moleza, con la sua pigrizia inguaribile, passava da un tavolo all’altro, con bicchieri e bottiglie, con le orecchie tese, fermandosi ad ascoltare. Nacib gridava:
- Cammina, lavativo...
Chico si fermava davanti ai tavoli, anch’egli era figlio di Dio, aveva diritto di ascoltare, di sapere delle “calze nere”.
- Finissime, mio caro, francesi... - Ari Santos aggiungeva: - Merce che non si trova ad Ilhéus... - È stato certamente lui a farle arrivare da Bahia, magari dal negozio del padre.
- Che roba! - il colonnello Manuel das Onças scuoteva il capo con pessimismo.
- Si vedono certe cose in questo mondo...
Erano allacciati quando è entrato Jesuino. Non se ne sono accorti.
- Eppure la cameriera aveva urlato...
- In quei momenti non si sente niente... - disse il capitano.
- Ben fatto! Il colonnello era in diritto di farsi giustizia...
Il dottor Mauricio sembrava che parlasse già dalla tribuna dei giurati: - Ha agito come avrebbe agito chiunque di noi, in un caso del genere. Ha dimostrato di essere uomo d‘onore: non è nato caprone e c’è un solo modo di togliersi le corna: esattamente come egli ha fatto. Le conversazioni si facevano collettive, si gridava da un tavolo all’altro, ma neppure una voce si levava, nella chiassosa assemblea composta anche da molti cittadini in vista, per difendere la maturità bollente di Sinhazinha: trentacinque anni di desideri repressi risvegliati improvvisamente dal dentista e trasformati in vampata passionale.