opera di Alighiero Boetti
inglese sconnesso – Rupi Kaur
inglese sconnesso
rifletto sul modo in cui mio padre
ha ripescato la famiglia dalla povertà
senza sapere cosa fosse una vocale
e mia madre ha allevato quattro figli
senza essere in grado di comporre
una frase perfetta in inglese
una coppia scombussolata
atterrata sul nuovo mondo con speranze
che lasciavano in bocca l’amaro del rifiuto
niente famiglia
niente amici
solo uomo e moglie
due lauree senza valore
una lingua madre ormai sconnessa
un ventre gonfio che conteneva un bambino
un padre in ansia per il lavoro e l’affitto
perché il bambino sarebbe arrivato comunque
e per una frazione di secondo hanno pensato
è forse valsa la pena d’investire tutti i soldi
nel sogno di una nazione
che ci sta inghiottendo
papà guarda gli occhi della sua donna
e vede la solitudine che vive dove c’era l’iride
vuole darle una casa in un paese che la guarda
con la parola visitatrice avvolta alla lingua
il giorno delle nozze
lei ha lasciato un villaggio intero per essere sua moglie
ora ha lasciato un paese intero per essere guerriera
e quand’è arrivato l’inverno
avevano solo il calore dei loro corpi
per scacciare il gelo
come due parentesi l’uno rivolto all’altra
per tener vicine le parti più care – i figli –
una valigia piena di vestiti l’hanno trasformata in una vita
e in buste paga mensili
per far sì che i figli d’immigrati
non li odiassero per il fatto di esser figli d’immigrati
hanno lavorato troppo
si vede dalle mani
gli occhi implorano sonno
ma le nostre bocche imploravano di essere nutrite
e questa è la cosa più artistica che io abbia mai visto
è poesia per queste orecchie
che non hanno mai udito il suono della passione
e la mia bocca è piena di cioè e tipo quando
guardo il loro capolavoro
perché la lingua inglese non ha parole
che possano esprimere una tale bellezza
non so comprimere la loro esistenza in ventisei lettere
e dichiarare che quella è una descrizione
una volta ci ho provato
ma gli aggettivi necessari a descriverli
neppure esistono
perciò mi sono ritrovata con pagine e pagine
parole piene seguite da virgole e
altre parole e altre virgole
per poi rendermi conto che al mondo
ci sono cose talmente sconfinate
da non ammettere punto a fine frase
e allora non ti permettere di deridere mia madre
quando apre la bocca e
ne esce un inglese sconnesso
non provare vergogna davanti a una che
ha solcato nazioni per stare qui
affinché non ti toccasse valicare una linea costiera
il suo accento è denso come miele
reggilo con la tua vita
è l’unica cosa che le è rimasta della patria
non calpestare quella ricchezza
semmai appendila alle pareti dei musei
accanto a dalí e van gogh
la sua vita è brillante e tragica
baciale il lato della gota morbida
lei sa già come ci si sente
a farsi ridere in faccia da un’intera nazione quando si parla
lei trascende la nostra punteggiatura e la nostra lingua
noi saremo anche capaci di dipingere quadri e scrivere storie
ma lei ha fatto tutto un mondo da sola
guarda un po’ che arte
Trad. Alessandro Storti
rifletto sul modo in cui mio padre
ha ripescato la famiglia dalla povertà
senza sapere cosa fosse una vocale
e mia madre ha allevato quattro figli
senza essere in grado di comporre
una frase perfetta in inglese
una coppia scombussolata
atterrata sul nuovo mondo con speranze
che lasciavano in bocca l’amaro del rifiuto
niente famiglia
niente amici
solo uomo e moglie
due lauree senza valore
una lingua madre ormai sconnessa
un ventre gonfio che conteneva un bambino
un padre in ansia per il lavoro e l’affitto
perché il bambino sarebbe arrivato comunque
e per una frazione di secondo hanno pensato
è forse valsa la pena d’investire tutti i soldi
nel sogno di una nazione
che ci sta inghiottendo
papà guarda gli occhi della sua donna
e vede la solitudine che vive dove c’era l’iride
vuole darle una casa in un paese che la guarda
con la parola visitatrice avvolta alla lingua
il giorno delle nozze
lei ha lasciato un villaggio intero per essere sua moglie
ora ha lasciato un paese intero per essere guerriera
e quand’è arrivato l’inverno
avevano solo il calore dei loro corpi
per scacciare il gelo
come due parentesi l’uno rivolto all’altra
per tener vicine le parti più care – i figli –
una valigia piena di vestiti l’hanno trasformata in una vita
e in buste paga mensili
per far sì che i figli d’immigrati
non li odiassero per il fatto di esser figli d’immigrati
hanno lavorato troppo
si vede dalle mani
gli occhi implorano sonno
ma le nostre bocche imploravano di essere nutrite
e questa è la cosa più artistica che io abbia mai visto
è poesia per queste orecchie
che non hanno mai udito il suono della passione
e la mia bocca è piena di cioè e tipo quando
guardo il loro capolavoro
perché la lingua inglese non ha parole
che possano esprimere una tale bellezza
non so comprimere la loro esistenza in ventisei lettere
e dichiarare che quella è una descrizione
una volta ci ho provato
ma gli aggettivi necessari a descriverli
neppure esistono
perciò mi sono ritrovata con pagine e pagine
parole piene seguite da virgole e
altre parole e altre virgole
per poi rendermi conto che al mondo
ci sono cose talmente sconfinate
da non ammettere punto a fine frase
e allora non ti permettere di deridere mia madre
quando apre la bocca e
ne esce un inglese sconnesso
non provare vergogna davanti a una che
ha solcato nazioni per stare qui
affinché non ti toccasse valicare una linea costiera
il suo accento è denso come miele
reggilo con la tua vita
è l’unica cosa che le è rimasta della patria
non calpestare quella ricchezza
semmai appendila alle pareti dei musei
accanto a dalí e van gogh
la sua vita è brillante e tragica
baciale il lato della gota morbida
lei sa già come ci si sente
a farsi ridere in faccia da un’intera nazione quando si parla
lei trascende la nostra punteggiatura e la nostra lingua
noi saremo anche capaci di dipingere quadri e scrivere storie
ma lei ha fatto tutto un mondo da sola
guarda un po’ che arte
Trad. Alessandro Storti
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