2 giugno 2015

Alla notte nuovamente ricorsi allora – Pablo Neruda

Paolo Veronese - Tempo e Fama. Duomo di Castelfranco Veneto
Alla notte nuovamente ricorsi allora – Pablo Neruda

Alla notte nuovamente ricorsi allora.
Attraversando la città la notte andina,
la notte sparsa aprì la sua rosa
sul mio vestito.
Era inverno nel sud.
La neve era
sul suo piedistallo, il freddo
bruciava con mille punte congelate.

Il rio Mapocho era di neve nera.
E io, fra strada e strada di silenzio
per la città macchiata del tiranno.
Ahi!, io ero come lo stesso silenzio
e osservavo quanto amore e amore cadeva
attraverso i miei occhi nel mio petto.
Perché quella strada e l'altra e l'architrave
della notte nevosa, e la notturna
solitudine degli esseri, e il mio popolo
sommerso, oscuro, nel suo quartiere di morti,
tutto, l'ultima finestra
col suo piccolo mazzo di luce falsa,
il denso corallo nero
di stanza in stanza, il vento
mai consumato della mia terra,
tutto era mio, tutto
verso me nel silenzio sollevava
una bocca d'amore colma di baci.

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