Andrea Mantegna - Orazione nell'orto
L'orto degli ulivi - Rainer Maria Rilke Sotto le grigie fronde Egli salia
- grigio, dissolto, - su per l'uliveto,
premendo a tratti la cinerea fronte
entro le ardenti mani polverose.
«Dopo il tutto, anche ciò. Questa, la fine.
M'è forza andare, pur se spenti ho gli occhi.
E vuoi che affermi, Dio, la tua presenza
nel mentre io stesso più non ti ritrovo?
Più non ti trovo. Non ti trovo in me.
E non negli altri. Non in questa pietra.
Più non ti trovo, no. Solo, son io.
Solo, con tutta la miseria umana,
che a lenir nel tuo nome avevo impreso
(inaudita vergogna!)... E tu, non sei».
Dissero, poi, che un angelo discese...
Un angelo? Perché? La notte, scese.
E sfrascò di tra gli alberi, distratta,
agitando i discepoli nel sonno.
Notte non insueta. All'altre, eguale.
Alle notti infinite, in cui riposa
anche il cane randagio, anche la pietra.
Triste notte qualunque; all'altre, eguale:
prona, in attesa, al rifiorir del giorno.
Che non scendono, no, verso chi prega
supplice, in terra, angeli dal cielo;
non s'accresce la Notte attorno a lui.
Ogni naufrago è solo. E lo abbandona,
fra i marosi, anche il padre; e lo respinge
anche il grembo materno.
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