15 giugno 2019

da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta

Luis Egidio Meléndez - Natura morta con frutta
da L’oro di Napoli – Giuseppe Marotta

Abitavamo in via Purità a Materdei, una stanzetta con finestrelle da presepio che davano sul vico Neve. In che senso, neve?Era anzi una viuzza piena di sudici “bassi”, con bottegucce di ciabattini e di carbonai e soprattutto dei più miseri fruttivendoli che si possano supporre, la loro mostra si componeva di due sedie accostate sulle quali con tragica arte essi disponevano gruppetti di frutta a un soldo ciascuno: due noci e una nespola, un’arancia e una ciocca di ciliegie, due mandorle e una contusa albicocca. Perché vico Neve? In un attimo quel nerissimo popolino i arroventava imbastendo una lite, uomini che alla svelta si frantumavano le ossa oppure donne che si insolentivano per lunghe ore,  trattenute dai vicini sulla soglia dei rispettivi “bassi”¸là,  come su un palcoscenico, le braccia levate al cielo, esse intonavano litanie di atrocissime offese, interminabili elenchi di colpe e di oscenità che facevano dire a mia madre “Gesù, salvateci” e che si confondevano, verso sera, con i richiami dei venditori di ulivi e con i rauchi suoni dei campanacci che annunziavano il ritorno di qualche sentenziosa mucca alle grotte delle Fontanelle. Vivevo solo con mia madre, in quel tempo, essendosi sposate le mie sorelle; dormivamo nel grande letto d’ottone in cui ero nato, di giorno mi sentivo talmente uomo da indebitarmi con i più sordidi strozzini di Napoli, ma la notte ridiventavo bambino, mi piaceva la mano di lei nei capelli e gustare, mentre chiudevo gli occhi, un remoto odore di culla che il mio sangue non aveva dimenticato.
 

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