16 giugno 2019

Damavand – Gina Labriola

Dariusz Klimczak fotografia surreale
Damavand – Gina Labriola

O Damavand, abbracciami.
Triangolo equilatero d’armonia
la tua perfezione è l’infinito.
Gigante, Signore,
affondi il capo
nelle nubi dei tuoi pensieri
e le cime fedeli dell’Alborz
splendido e mite
harem di uri
ti si inchinano
in veli bianchi.
O Damavand,
il tuo abbraccio è gloria.
Fammi entrare nella geometria
nelle tue nevi.
Abbracciami, Damavand
irraggiungibile come la faccia
del mio Amore immobile
che non ha carne né sensi né vene.
O forse anche tu
conosci lo spasimo delle viscere
di tutto ciò
che non dovrebbe esistere
e invece esiste
groviglio tuono
fumo doglia stortura
e non puoi
o non vuoi
con un boato
spaccare il tuo vertice di purezza
erompere in fuoco di rivolta
moltiplicare le stelle
con lapilli d’odio
sporcare la neve con fumo e cenere.
Dicono che emani
dall’inferno
vapori di zolfo
tra le crepe bianche
della tua atarassia.
O Damavand,
se tu fossi un uomo?

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