17 giugno 2019

Herzog - Saul Bellow

Herzog - Saul Bellow

Lui le andò dietro per la stanza tappezzata di specchi, passando davanti a riproduzioni incorniciate di pale d’altare fiamminghe, dorate, verdi, e rosse. Le maniglie delle porte e le serrature erano immobilizzate da parecchi strati di vernice. Madeleine tirava a gran strattoni, impaziente. Sopraggiungendo alle sue spalle Herzog spalancò con un colpo la bianca porta d’ingresso. Percorsero il pianerottolo su cui gli inquilini lasciavano i sacchi di carta pieni d’immondizia, depositandoli su quello che una volta era un elegantissimo tappeto, e poi giù, nell’ascensore decrepito, uscendo dal tanfo di chiuso della nera tromba delle scale nell’aria della facciata di porfido dell’atrio muffito, e poi nella strada affollata.
«Ma non vieni? Che fai?» disse Madeleine.
Forse non era ancora completamente sveglio. Herzog per un momento si era fermato vicino al negozio di pesce, trattenuto dall’odore. Un negro magro, muscoloso, stava versando secchi pieni di ghiaccio triturato dentro la profonda vetrina. Il pesce era ammassato, i dorsi si arcuavano come se nuotassero in quel ghiaccio tritato, fumante, bronzo sanguinolento, verde-nero melmoso, oro-grigio – le aragoste erano tutte pressate contro il vetro, le antenne piegate. La mattinata era calda, grigia, umida, fresca, odorava di fiume. Fermandosi un attimo sulla soglia metallica del montacarichi, Moses avvertì attraverso le suole sottili il disegno a rilievo dell’acciaio; come il Braille. Ma non scoprì nessun messaggio.
Sembrava che i pesci, nel ghiaccio bianco, macinato, spumoso, si fossero fermati all’improvviso, nell’atteggiamento di quand’erano vivi. La strada era bassa di nubi, calda e grigia, intima, poco pulita, insaporita dal fiume inquinato, odore di marea, di salmastro, sessualmente eccitante.
«Non posso mica aspettare te, Moses» disse Madeleine, perentoria, parlandogli da sopra la spalla.
Entrarono nel caffè e si sedettero al tavolo di formica gialla.
«Che stavi perdendo il tempo a fare, in questo modo?»
«Be’, sai, mia madre veniva dai Baltici. Il pesce le piaceva moltissimo.»
Ma Madeleine non aveva nessuna voglia di interessarsi di mamma Herzog, morta da vent’anni, per quanto madre-nostalgica potesse essere l’anima di quel gentiluomo. Moses, riflettendo, si rimproverò. Lui, per Madeleine, era già un tipo paterno – non poteva pretendere che lei prendesse in considerazione anche sua madre. Era una persona morta e stramorta, una di quelle che non possono fare più nessun effetto sulla nuova generazione.
Sul tavolo dal ripiano giallo c’era un fiore rosso. Le chiazze vive della corolla in un portafiori, o meglio strozzafiori, di metallo, affondavano fino al collo.
Curioso di sapere se quello fosse di plastica, Herzog lo toccò. Scoprendolo reale, ritrasse velocemente le dita. Madeleine lo stava osservando.
«Lo sai bene che ho fretta» disse.
Le piacevano tanto gli english muffins. Lui li ordinò. Lei gridò dietro alla cameriera: «Li rompa con le mani, i miei, non li tagli col coltello». Inclinò poi il mento verso Moses, e disse: «Moses, il trucco va bene? E sul collo?».
«Con la tua carnagione, non hai bisogno di niente, tu.»
«Ma è distribuito bene?»
«Sì. Ci vediamo più tardi?»
«Non lo so, di sicuro. Sono stata invitata a un cocktail giù alla Fordham – per uno dei missionari.»
«Ma dopo... Posso prendere un treno tardi per Philadelphia.»
«Ho promesso a mia madre... È di nuovo nei guai col vecchio.»
«Pensavo che avessero già deciso... non dovevano divorziare?»
«Ma è una schiava tale!» disse Madeleine. «Non riesce a mollare, e lui nemmeno. Gli conviene. Lei continua ad andare a quell’orrenda scuola di recitazione, dopo l’orario di chiusura, e gli tiene la contabilità. Lui è la cosa importante della sua vita, un secondo Stanislavskij. Lei si è sacrificata per mio padre e se lui non è un grande genio, cosa l’ha fatto a fare, capisci? E quindi lui deve essere per forza un grande genio...»
«Ho sentito dire che era un regista veramente di classe.»
«Sì, qualche cosetta ce l’ha» disse Madeleine. «Un tipo di perspicacia quasi femminile. La gente, lui la droga – è perfido come lo fa. Tennie dice che spende circa cinquantamila dollari l’anno solo per sé, da solo. Adopera tutto il suo genio per mandare in fumo quei soldi.»
«A me sembra che la contabilità lei gliela tenga per il tuo bene – sta cercando di salvare quello che può per te.»

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