Pierre-Auguste Renoir - Dopo il bagno
Afa - Enzo Montano
Il mattino incendia l’Est, il mare
s’infiamma all’orizzonte insieme al cielo.
Ardente la luce dilaga nella stanza,
avvolge i sudari della notte insonne.
Non è salvezza l’acqua fredda
della doccia. Solo effimero il sollievo.
Rovente il respiro arde le narici
e fulmina il cervello. Lo paralizza.
L’incandescenza si propaga rapida
come liquido di contrasto nelle viscere
la senti fino all’ultima propaggine
dei polmoni e poi risalire nelle vene.
Gocce ostinate di sudore
si moltiplicano lungo la schiena,
sfacciate umide si insinuano lente
in ogni piega della pelle e tra i capelli:
sono arcipelaghi tropicali,
l’oceano è tutto il corpo.
Colpi del sole sulle tempie
come su pelle lacera di tamburo.
Esplode l’afa nello Zenit senza fine
Lunghe immersi nelle ondate
di piombo fuso misto a lava.
Serrande o tende vani ostacoli al rosso rovente.
Quando la luce abbacina gli occhi,
imbianca strade campi e case,
quando l’asfalto è fiume di lava
nera dove affondano i passi,
quando più forte è forte fragore delle coppe
al banchetto dei demoni in danza,
ed è totale resa senza scampo
al divampare che tutto avvolge
e lento il sole descrive il suo arco
verso l’orizzonte opposto
si allungano le ombre
finalmente rivive la speranza
nella polvere purpurea:
illusione avvolta senza scampo
dall’umido velo di canicola.
Non smettono di gozzovigliare
i demoni del fuoco nelle fiamme.
Solo un attimo di ristoro
è l’acqua che scivola sul corpo,
pochi attimi di illusione
e sarà ancora sudore, afa
vento caldo, foglie immobili
e immobilità di ogni pensiero.
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