Il Gattopardo, sovversivo o reazionario? - di Rudy De Cadaval
I tempi sono maturi per rivedere i Savoia a spasso per le italiche
contrade, ma anche per "ripensare" il Risorgimento. Fu guerra di
liberazione o di conquista? Fu sostenuto dal consenso popolare o no? I briganti
erano brutti, sporchi e cattivi, e garibaldini e sabaudi belli, lindi e buoni?
Ma, al di là di documenti da rispolverare e di dibattiti da riaccendere, si può
volare ancora più in alto, là dove la ricostruzione storica si incontra con la
forza creativa: nel bel paesaggio dei classici, quei libri che, come diceva
Borges, sono scritti "per sempre". Ecco che, allora, a proposito di
Risorgimento e di Unità, è giusto che figuri nello scaffale più visibile della
nostra Biblioteca Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Uno straordinario successo il romanzo, uscito nel 1958 per Feltrinelli
(Giorgio Bassani, che aveva ricevuto il manoscritto da Elena Croce, dopo qualche
diffidenza iniziale, si convinse che era un capolavoro), uno straordinario successo,
il film, interpretato da Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale, per
la regia di Luchino Visconti, che incarna quello spirito reazionario, il fior rosso,
che non poteva se non essere "in corrispondenza d'amorosi sensi" con
l'altrettanto reazionario - e per nulla "rosso" - Principe di
Lampedusa, scomparso nel 1957.
Un tipo che proprio non convinceva la critica progressista. In vita era
appartato, malinconico: un siciliano "amaro", come Pirandello e
Sciascia, ma dietro quei tratti non si celavano anche aristocratiche
sprezzature? Il suo disincanto non era di schietta marca conservatrice? Forse
che non conduceva una vita "da signore?".
E quella sua lettura del Risorgimento e della Sicilia nel Risorgimento
non evidenziava forti nostalgie?
Il nobil uomo di Trinacria appariva - e per tanti versi appare ancora
oggi - estraneo alla Corporazione intellettuale. Politicamente corretta, con
quella identità di casta impressa addirittura nello sguardo.
E questo è anche il tratto distintivo di don Fabrizio Salina,
l'imponente gattopardo, un politico la cui vocazione alla solitudine,
nel gran trambusto di camicie rosse e savoiardi, è sì volontà di distaccato
raccoglimento, ma anche consapevolezza di un rango e di una appartenenza. Al
principe di Lampedusa, dunque, viene riconosciuto il talento, ma più o meno velatamente,
gli si dà del reazionario o quantomeno gli si rimprovera l'insofferenza di
pelle e d'anima nei confronti del progresso, il disincanto pessimistico di chi
non crede - non ci crede il Gattopardo, non ci crede Tomasi di Lampedusa - alle
- " magnifiche sorti" che lo accompagnerebbero. Si adatta al fatto
compiuto? Sì, se le estraneità di un "anarca" - per utilizzare il
termine jungeriano - e un consentire, se l'indifferenza di fronte ai nuovi ricchi
cui solo la vittoria dà legittimazione e una qualche forma di riconoscimento.
Salina è un aristocratico sensuale, colto e inquieto: e ai tempi nuovi
reagisce con signorile distanza, guardando con occhio tollerante
all'opportunismo del bel nipote Tancredi, figlio legittimo del cambiamento.
Però, le "spie" polemiche non mancano. Una si incarna nello sfogo di
don Ciccio Tumeo, il guardiacaccia del gattopardo. A Donna Fugata, dove i
Salina hanno il loro feudo, l'esito del Plebiscito è stato trionfante per i
Savoia: 512 sì, su 512 votanti. Coccarde tricolori, proclamazioni ufficiali, fuochi
d'artificio. C'è qualcosa che non torna, però.
Ma voi come avete votato? - chiede il Principe a don Ciccio. E il
brav'uomo esplose: "Io, Eccellenza, avevo votato - no - . "No",
cento volte "no" [...]. Quei porci in municipio si inghiottono la mia
opinione, la masticano e poi la cacano via trasformata come vogliono loro. Io
ho detto nero, e loro mi fanno dire bianco". - Ecco, questa è una grande lezione di storia
-, diceva Borges [...] nel bel paesaggio dei classici, quei libri che sono
scritti "per sempre". Ecco che, allora, a proposito di Risorgimento e
di Unità è giusto che figuri nello scaffale più visibile della nostra
biblioteca Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
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