Vignetta di Mauro Biani per "il manifesto"
da “il
manifesto” del 6 gennaio 2019
C’ERAUNAVOLTAILMOVIMENTO 5S
Sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi di
fine 2018 via libera del governo a perforare i fondali di Basilicata, Calabria
e Puglia
Dalle stelle alle trivelle
(e al petrolio)
Serena
Giannico
C’erano una volta i
Cinque Stelle antipetrolio che strillavano: «Giù le mani dal nostro mare». C’erano
una volta, appunto. Perché, adesso, il governo gialloverde, dei grillini e
della Lega, si conferma... fossile e, tra gli strali ecologisti, rafforza la
tesi ambientalista che sostiene non ci sia alcuna «discontinuità rispetto a
quelli che lo hanno preceduto».
Ecco, così, spuntare sul
Bollettino ufficiale degli idrocarburi (Buig), pubblicato a fine 2018,
autorizzazioni a trivellare i fondali di Basilicata, Calabria e Puglia. Con
decreto del 7 dicembre scorso, il ministero dello Sviluppo economico, del
ministro Luigi Di Maio, ha infatti
conferito tre permessi, della durata di sei anni, alla società Global Med, che
può «bucherellare» lo Jonio, usando la tecnica dell’air gun, in un
area complessiva di 2.200 chilometri quadrati.
Nello stesso bollettino
c’è la concessione di coltivazione denominata Bagnacavallo alla Aleanna Italia
Srl, accordata per la durata di vent’anni e situata nel territorio della provincia
di Ravenna. Il progetto prevede la realizzazione e la messa in produzione di
cinque pozzi, due esistenti e tre nuovi.
E c’è pure la proroga
di concessione di coltivazione «San Potito», per 15 anni, dal 2007 al 2022, in favore
della Società Padana Energia Spa sempre in provincia di Ravenna. In programma
la messa in produzione di cinque pozzi, suddivisi in tre aree. La concessione è contigua a quella di
Bagnacavallo. «Adesso – attacca il movimento No Triv – non ci vengano a dire
che il rilascio di nuovi permessi è colpa dei tecnici o di... quelli che c’erano
prima».
In ballo - viene
ricordato - c’è anche il progetto «Masseria La Rocca», spinosa questione che
riguarda il territorio di Brindisi di Montagna, in provincia di Potenza. L’istanza
si riferisce ad un’area di 13,5 chilometri quadrati e contempla l’esecuzione di
studi geologici e geochimici, il rilievo sismico per circa 20 chilometri, l’esecuzione
di un rilievo magnotellurico e perforazioni, per esplorazioni, della profondità
di circa 7mila metri. Insomma, il territorio devastato.
«C’è stato il tour
elettorale a ottobre di Di Maio,
titolare del Mise, in Basilicata – ricorda Enrico Gagliano, dei No Triv –.
Quindi, su Facebook, il 12 dicembre, il vicepremier ha ribadito lo stop al
progetto, mail 21 dicembre il Consiglio dei ministri ha deciso di presentarsi
dinanzi alla Corte costituzionale contro No Triv, Regione Basilicata e Comune di Brindisi di
Montagna, che stanno cercando di bloccare il progetto di Eni,Total e Rockhopper
Exploration». Una manciata di giorni or sono il M5S è tornato sull’argomento,
riaffermando che fermerà l’iniziativa. E Di
Maio ha anche spiegato che il Governo lancerà a breve «un nuovo piano clima-energia
che si baserà sulle rinnovabili».
Intanto però hanno il
via libera piattaforme e ricerche che si servono di esplosioni sottomarine
«impattanti e con potenziali rischi».
«Nel garbuglio di
questo settore – spiega Enzo Di Salvatore, costituzionalista – solo modificando
le leggi si possono ottenere reali cambiamenti. Le soluzioni normative sono state indicate da un
pezzo, ma nessuna di esse è stata inspiegabilmente tradotta in atti e fatti concreti».
«Evidentemente, –
riprendono i No Triv – la situazione politica ed i rapporti di forza tra i due
azionisti del governo Conte non consentono di uscire dalla gabbia del petrolio.
I Cinque Stelle – sottolineano – non sono riusciti neppure a far passare, nell’ultima
manovra, sotto forma di emendamento, due punti a noi molto cari e dirimenti: moratoria
delle nuove attività “petrolifere” per la durata di due anni e reintroduzione del
Piano delle aree». Riguardo ai permessi a perforare lo Jonio, «abbiano
presentato le osservazioni contro le tre concessioni - dichiara Mediterraneo No
Triv - segnalando le numerose potenziali criticità. A subire ripercussioni
negative sarà innanzitutto il comparto della pesca. A rischio poi il turismo,
altra voce economica di estrema importanza per le tre regioni interessate. Del
tutto ignorate anche le preoccupazioni in merito alla fragilità delle coste, così
come per l’enorme patrimonio di coralli rossi presenti nei fondali e per i
cetacei, la cui sopravvivenza
è seriamente messa in pericolo dall’air gun».
«Le regioni
interessate – concludono i No Triv – debbono mobilitarsi, con azioni forti e incisive,
soprattutto se si considera che molte altre sono le compagnie petrolifere in
attesa di sapere se anche
loro potranno cercare greggio in quella parte di mare. Si tratta di istanze
che, insieme, coprono, sostanzialmente, quasi del tutto l’area del Golfo di Taranto...Anche
noi stiamo valutando i passi da compiere contro questo ennesimo scempio».
Serena
Giannico
Nessun commento:
Posta un commento