opera di Victor Vasarely
Le città invisibili – Italo Calvino
Le città e gli occhi. 3.
Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci
non riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s’alzano dal
suolo a gran distanza l’uno dall’altro e si perdono sopra le nubi
sostengono la città. Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si
mostrano di rado: hanno già tutto l’occorrente lassù e preferiscono
non scendere. Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe
gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose,
un’ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame.
Tre
ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la
rispettino al punto d’evitare ogni contatto; che la amino com’era prima
di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino
di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per
formica, contemplando affascinati la propria assenza.
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