3 luglio 2019

da Marcovaldo – Italo Calvino

Vasilij Vasil'evič Kandinskij - composizione-IV
da Marcovaldo – Italo Calvino
Estate
14. Luna e Gnac
Fu così che Marcovaldo, mezz'ora dopo, concludeva un contratto con la «Cognac Tomawak», la principale concorrente della «Spaak». I bambini dovevano tirare con la fionda contro il GNAC ogni volta che la scritta veniva riattivata.
– Dovrebb'essere la goccia che fa traboccare il vaso, – disse il dottor Godifredo. Non si sbagliava: già sull'orlo della bancarotta per le forti spese di pubblicità sostenute, la «Spaak» vide i continui guasti alla sua più bella réclame luminosa come un cattivo auspicio. La scritta che ora diceva COGAC ora CONAC ora CONC diffondeva tra i creditori l'idea d'un dissesto; a un certo punto l'agenzia pubblicitaria si rifiutò di fare altre riparazioni se non le venivano pagati gli arretrati; la scritta spenta fece crescere l'allarme tra i creditori; la «Spaak» fallì.
Nel ciclo di Marcovaldo la luna piena tondeggiava in tutto il suo splendore.
Era l'ultimo quarto, quando gli elcttricisti tornarono a rampare sul tetto di fronte. E quella notte, a caratteri di fuoco, caratteri alti e spessi il doppio di prima, si leggeva COGNAC TOMAWAK, e non c'era – no più luna né firmamento né ciclo né notte, soltanto COGNAC TOMAWAK, COGNAC TOMAWAK, COGNAC TOMAWAK che s'accendeva e si spegneva ogni due secondi.
Il più colpito di tutti fu Fiordaligi; l'abbaino della ragazza lunare era sparito dietro a un'enorme, impenetrabile vu doppia.

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