6 agosto 2019

da Marcovaldo – Italo Calvino

da Marcovaldo – Italo Calvino
Autunno
19 II giardino dei gatti ostinati

– Ma la mia trota...
– La sua trota! Cosa vuole che ne sappia della sua trota! – e la voce della marchesa diventava quasi un grido, come volesse coprire lo sfrigolìo d'olio in padella che usciva dalla finestra insieme all'odorino di pesce fritto. – Come posso capire qualcosa con tutto quel che mi piove in casa?
– Sì, ma la trota l'ha presa o non l'ha presa?
– Con tutti i danni che subisco per via dei gatti! Ah, vorrei proprio vedere! Io non rispondo di nulla! Dovessi dire io, quello che ho perso! Coi gatti che mi occupano da anni casa e giardino! La mia vita in balia di queste bestie! Valli a trovare, i proprietari, per farti rifondere i danni! Danni? Una vita distrutta: prigioniera qui, senza poter muovere un passo!
– Ma, scusi, chi la obbliga a restare?
Dallo spiraglio della persiana appariva ora un occhio tondo e turchino, ora una bocca con due denti sporgenti; per un momento si vide tutto il viso e a Marcovaldo sembrò confusamente un muso di gatto.
– Loro, mi tengono prigioniera, loro, i gatti! Oh, se me ne andrei! Quanto darei per un appartamentino tutto mio, in una casa moderna, pulita! Ma non posso uscire... Mi seguono, si mettono di traverso ai miei passi, mi fanno inciampare! – La voce divenne un sussurro, come confidasse un segreto. – Hanno paura che venda il terreno... Non mi lasciano... non permettono... Quando vengono gli impresari a propormi un contratto, dovrebbe venire a vederli, i gatti! Si mettono di mezzo, unghie, hanno fatto scappare anche un notaio! Una volta avevo il contratto qui, stavo per firmare, e sono piombati dalla finestra, hanno rovesciato il calamaio, strappato tutti i fogli...

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